29 settembre 2006
ed anche il mio nokia. Iniziamo perciò dai necrologi. Il mio telefonino da poche decine di euri ha lasciato il mondo dei vivi per approdare in quello dei piattamorti, a pochi giorni dalla dipartita della batteria dell'auto di Joris. Ha deciso di andarsene quaggiù nel sole dell'Africa, sepolto in un cassonetto vicino ad una pianta di fiori profumati, scegliendo una sorte diversa dai suoi fratelli più vecchi irrimediabilmente spiaggiati nella fossa comune (il cassetto della ruzzera in soggiorno). Dopo avermi svegliato come al solito col suo armonioso suono spaccatimpani è stato colpito da un male incurabile allo schermo, che non ha funzionato più. Io, cuore di pietra, l'ho sostituito con un nuovo nokia da poche decine di euri, più carino e giovane, forse, ma vuoto DENTRO. Certo non poteva filare tutto liscio. Una volta acceso vado per scegliere la lingua dei menù: English, Sesotho, Afrikaans, IsiZulu, IsiXhosa, Français. Traballo un po' ma uno stolto ottimismo mi pervade, e tra me e me ridacchio pensando di possedere un cellulare DIVERSO. Poi smetto di ridere quando vado per scrivere il primo messaggio. Lingue del dizionario T9: English, Français, Afrikaans. CACCACULOCACCACULOCACCACULOCACCACULO urlo a voce alta, troppa era la voglia di sfogarmi in Italiano. Se qualcuno mi scrive un messaggio, sappia che avrà risposta dopo 3 ore (forse), il tempo di digitarlo col sistema tradizionale. Altrimenti la mia risposta sarà in Afrikaans. Nota positiva: insieme al cellulare il buon Pat del negozio di telefonia mi ha regalato una maglietta Vodacom ed un cappellino da pescatore Nokia. La maglietta sarà il mio nuovo pigiama per sonni telematici. Il cappellino non è esattamente nel mio STYLE e pensavo di svenderlo a Jaak, che va a pescare, in cambio di 3 tranci di pizza, non trattabili.
Nel frattempo Joris, forse contagiato dalla batteria piattamorta, si è preso un virus pazzesco, credo sia FEBBRA (cit.). Due giorni fa gli sono andato a comprare le medicine in farmacia, ormai ha superato lo stato confusionale e si è quasi ripreso. Alle brutte, rinuncerà alla settimana in giro coi suoi vecchi che sono qua in Sud Africa per tre settimane, ma mi sembra fiducioso. All'inizio di settembre anch'io mi sono preso una febbre tossosa che mi ha accompagnato per alcuni giorni, ma ho taciuto per non allarmare i medici in ascolto ed evitare che Eugenio il crocerossino venisse a salvarmi.
Ma cambiamo argomento.
Joy è una ricercatrice del centro molto simpatica e molto brava. Nei giorni scorsi abbiamo parlato un bel po', e poi voglio dire... opportunità di svaccare qualche minuto in ufficio non vanno trascurate. Mi ha raccontato della sua famiglia e della sua storia, dopo che gli avevo detto stupito che Jaak non sa quali sono le sue origini (tipo quand'è che i suoi antenati si sono trasferiti in Africa dall'Europa). Il nonno di Joy era un farmer bianco dalla lunga barba o dai lunghi baffi (non so, sulla scrivania ha due sue foto con due differenti LOOK), rughe profonde ed occhi chiari -ogni volta che vedo un uomo con una lunga barba bianca mi vedo da vecchio, voglio essere così. Sua nonna era una ragazza nera di famiglia povera. Con l'inizio dell'apartheid, scegliendo di non rinunciare al matrimonio, perse tutte le terre che possedeva, divenendo povero povero. Ciò non gli impedì di costruire, nel piccolo paese vicino ad East London in cui abitavano, una cappella ed una libreria di due stanze, pochi libri ad uso e consumo del paese. Tutto in legno, tutto molto semplice ma importante. Ora la parte più triste. Metà anni 80, Joy è una bambina. E' domenica e sua madre gli dice: mettiti il vestitino bello che andiamo a prendere qualche libro nella libreria che ha costruito il nonno. Arrivati alla libreria, Joy vede i libri per bambini in uno scaffale. La libraia gli fa: mi spiace, non abbiamo una sezione per voi. Joy pensa: ma si che c'è, vedo lì dietro i libri per bambini. Mi spiace non abbiamo una sezione per voi, ripete la libraia. Joy torna a casa, senza libri. Dopo qualche anno avrebbe capito che "la sezione per voi" non era per i bambini, ma per i neri.
Mercoledì Joy mi ha proposto di accompagnare lei e altre due ricercatrici del centro ad un concerto che ci sarà sabato nella township (quartiere popolare... comunemente chiamato "baraccopoli") di Bloemfontein, sempre che riusciamo a trovare i biglietti. Ovviamente lo slancio verso l'alto del mio braccio per accettare l'idea è stato immediato e fulgido. La prospettiva di un sabato sera in casa, con Joris in giro coi suoi vecchi chissà dove e gli studenti non ancora rientrati dalle vacanze di primavera, doveva essere scacciata il prima possibile. La ragione principale è che la tv offre 4 canali, e la sera, dopo 8 edizioni del telegiornale in 8 lingue diverse (ricordiamo che le lingue ufficiali sono 11) ed un programma di capoeira che invero mi gasa, scatta il momento reality show. Che sono all'americana, una trashata assurda. So che Gigi (il vate dei reality show, l'unico ad aver visto anche l'unica edizione di Survivor italiana andata in onda 4 anni fa) starà sbattendo i piedi per saperne di più, e come dargli torto. Ne ho visti due. Il primo è sul "perdere peso": due squadre di personaggi panciuti vivono insieme in una casa, condividendo esperienze e spesso amandosi. Il loro scopo a differenza del "grande fratello" non è atteggiarsi in modo da poter essere imitati da "mai dire grande fratello", bensì buttare giù chili a più non posso. Il momento topico, che tocca vette di sublime burkiano, è rappresentato dalla sfida epica sulla bilancia. Su un tappeto di violini che ricorda il morricone dei film di leone e con inquadrature che tagliano gli occhi, ogni pingue concorrente si toglie la maglietta e si va a pesare. La squadra che nel complesso si rivela meno adiposa perchè ha perso più chili vince... no non cibo. Ho cambiato canale, non so. Pure la conduttrice era tonda. Il secondo reality è sui tradimenti. Uno sfigato o una sfigata, che pensa di essere cornificato dal partner e stranamente ha sempre ragione, si rivolge (confermando di essere uno sfigato/a) ad una cricca di moralizzatori tecnologici che hanno il compito di fornirgli le prove che gli diano la certezza di essere uno sfigato/a. Questo è un po' il succo. Ma dovreste vedere le facce. Il cornuto è sempre un uomo o una donna incredibilmente non-attraente, mentre il traditore bastardo è sempre una persona avvenente. Dopo aver piagnucolato di fronte ad un conduttore che prenderesti a pugni per la sua faccia da culo, lo sfigato/a rivela di sentirsi un peso sulla testa e di non passare sotto le porte, chiedendo aiuto all'equipe. Mi sembra un buon modo per reagire ad una crisi sentimentale, mao. Ovviamente l'equipe risponde sissignore, utilizza telecamere nascoste, teleobiettivi, intercettazioni telefoniche ed ogni genere di gingillo, videoregistra SEMPRE il partner che copula con l'amante e poi sbatte la verità senza se e senza ma in faccia allo sfigato/a. Ma il meglio deve ancora venire... il momento del confronto, ovviamente dopo la pubblicità. L'equipe rintraccia i due fedifraghi e contatta lo sfigato/a, che arriva piangente e li coglie sul fatto, cioè SEMPRE mentre stanno copulando in macchina. Insulti (caccaculocaccaculo, autocit.), lacrime, sportelli di macchina scassati, schiaffoni, sguardi smarriti, cabine del telefono rovesciate, gente che si ferma a guardare, amanti che scappano in mutande, traditori che negano l'evidenza, perdita del senso della realtà, crisi dei valori, smarrimento spirituale, personalità dissociate e delirio di onnipotenza. Poi il conduttore/moralizzatore, che a questo punto colpiresti alle spalle con un crick, avvicina l'amante in biancheria intima, trafelato per essere fuggito dall'ira dello sfigato/a, e gli fa: come ti senti? non ti vergogni? non ti senti in colpa? ti penti? Cioè: come fai a non parteggiare per il partner traditore e per l'amante, odiando a morte cornuto e conduttore? Un vero e proprio dramma moderno, così finto da apparire quasi allettante. Dopo averne parlato mi viene voglia di stare in casa a guardarlo.
A presto, presto.
 
posted by bito at 14:05 | 11 comments
26 settembre 2006
Probabilmente si poteva fare meglio di così, scegliendo una fotina più significativa. Non che questo scatto del supermatch Bloemfontein Cheetahs vs. Durban Sharks non meriti rispetto e dignità, per carità: un momento della penultima partita della stagione tra le due squadre al vertice dell'insidioso campionato rugbystico sudafricano, terminata 37 a 35 per i mitici Cheetahs con un finale tesissimo e livelli di violenza agghiaccianti. Ma c'era un'altra immagine che mi sembrava simboleggiasse bene ciò che può succedere in questa nostra vita così effimera e caduca. Dopo il match la macchina di Joris non partiva più, batteria piattamorta, completamente stesa. Cielo che si faceva via via più scuro, zona stadio, soldi macchina fotografica documenti nelle nostre tasche, città quasi deserta per le vacanze primaverili. Insomma, si poteva temere il peggio. Io e Joris abbiamo cominciato a setacciare le strade attorno allo stadio in cerca di aiuto, volevamo provare a spingerla per vedere se si riusciva a mettere in moto. Abbiamo trovato un gruppo di ragazzi visibilmente appannati per i festeggiamenti di un addio al celibato. Il futuro sposo era truccato da battona e vestito da fatina, con un tutù rosa e gli scarponi, ed i suoi amici gli avevano attaccato una latta al collo per raccogliere soldi (non so in che modo, il cartello sopra la latta era in afrikaans). Gli abbiamo detto "ti diamo venti rand se ci spingi la macchina, tu e i tuoi amici", e loro l'hanno spinta. Ora conservo nella mia cartellina foto la significativa immagine della fatina battona che spinge la macchina piattamorta di Joris, ma purtroppo questo blog insegue un suo particolare senso del "bello" e quella foto mi sembrava stonasse. Tutto è bene quel che finisce bene, quindi. Col cazzo, scusate. La batteria era troppo piattamorta e non si riusciva proprio a rianimarla, neanche spingendo. Salutata la manica di sbronzi, ci siamo giocati la carta Karina. Karina è una compagna di casa di Joris, e per fortuna non è un cesso, se no sai le prese per il culo (a dir la verità Karina non significa niente quaggiù... scusate ho sbagliato io (cit.)). Ci è venuta a salvare armata di cavi per collegare la batteria della macchina con quella di una macchina che non fosse piattamorta. Il prodigio elettrico ha funzionato e siamo stati in grado di conservare soldi-macchinafotografica-documenti, nonchè il resto, la vita per esempio. Ma vorrei spendere due tre parole sulla partita vista da me medesimo, ragazzo italiano avvezzo alle tensioni esasperate del nostro giuoco del calcio. Allo stadio ci vanno le famiglie, formate di solito da corpulenti omoni e corpulente donnone, spesso accompagnati da bimbetti quasi sempre scalzi (perchè qua i barefoot più impenitenti sono i bibini). I giovani sono tranquilloni, non esistono tifoserie scatenate ma composti sfottò tra i supporters che sono -e qui un sussulto- completamente mischiati. Maccome? E le botte, i motorini lanciati dalle tribune, gli accendini che colpiscono gli arbitri, i cordoni di poliziotti in tenuta antisommossa, gli striscioni neonazi che tanto ci fanno sentire orgogliosi della nostra italianità? Niente, solo bandiere colorate, tifosi felici, supporto composto senza cori, settori separati per i tifosi "bevitori d'alcool" e tifosi "astemi", e tanta concordia. A parte i settori separati alcoon-non alcool, che mi chiedo che senso abbiano, tutto pacifico. A fine partita, dopo aver subito il sole a picco sulla testa per due ore ed aver ringraziato alcuni ragazzi che sembravano apprezzare la mia maglietta della nazionale con frasi quali "viva totti" e "coppa del mondo", sono giunto ad una conclusione. Tanta armonia, grazia e sincera amicizia nell'ambiente-stadio è giustificata dalla situazione generale di sbronza collettiva. Sono tutti sbronzi, ed alcuni rimangono nello stadio anche a partita finita, rovesciati in mezzo alle tribune. Armonia/Sbronza Collettiva. Meditare.

Questa settimana è stata divisa a metà dall'evento "inizio delle vacanze primaverili". Qua ormai fa un caldo porco ed il Sud Africa festeggia la ricorrenza concedendo dieci giorni di vacanze (d'altra parte per loro Natale è in mezzo alle vacanze estive, e quindi non staccherebbero mai). Il periodo pre-giovedì si è sviluppato attraverso frequenti braai con pericolose quantità di carne, nuove persone conosciute, locali dai nomi pittoreschi (Barba's, che loro pronunciano Brarbra non senza fatica e Pizzonia che loro proprio non riescono a pronunciare). Tra le persone conosciute ci tengo a citare Saci, ragazzo non-pallido (finalmente) il cui nome si legge Sexy in lingua sotho. Ha passato dieci minuti a dare addosso ai suoi genitori per averlo così irrimediabilmente segnato sin da bambino. Ah ho anche cominciato a correre, più convinto che mai. Più che altro è un modo per guardare qualche tramonto pazzesco e riflettere un po' su ciò che è successo nella giornata. Il periodo post-giovedì ha visto invece la città spopolata, parecchio studio (anche se il Van è in Belgio da dieci giorni e tornerà solo domenica), il campus più deserto del solito e due europei, io e Joris, in cerca di sensazioni forti quali chessò, una partita di calcio. Nel frattempo in casa mia entra chi vuole, perchè l'agenzia che affitta gli appartamenti per gli studenti ha le chiavi ed il diritto di mostrarla ai ragazzi che l'anno prossimo frequenteranno l'università. Sabato mattina sorseggiavo il mio caffè acquoso conversando con la mia vicina di casa quando la tipa dell'ufficio ed una famiglia al completo sono piombati nel mio ameno rifugio. Mezzo scherzando -ma che si capisse che non scherzavo troppo- gli ho detto: ok, fai entrare chi vuoi quando vuoi, ma suonare il campanello? Poi sono sbottato: e se ero NUDO? Dopo aver recepito la sua risposta, qualcosa tipo bè fantastico allora non suono, ho scelto la strada zen della quiete, ma solo perchè insulti afrikaans non li conosco (a parte boorste e haat che non posso tradurre qui sempre per il discorso del senso del "bello"). Per il resto c'è un silenzio ingombrante, strade che scendono e ancora non so dove vanno a finire, un cielo profondo come una ferita che ti verrebbe da stenderti in mezzo al prato e stare lì per sempre. Il tutto aggravato dalla legge sudafricana che impedisce ai supermercati di vendere birre di domenica, e anche qui mi chiedo ma peeeeeerchè? Don't know. Detto questo, forte del mio improved english, posso ora provare a comprendere le canzoni che tanto hanno rappresentato nella mia vita, e poi devo cercare di ridurre questo silenzio con un po' di frastuono, no? A volte il risultato è sconfortante. Prendiamo la prima traccia del primo cd che mi hanno regalato nella mia giovine vita, correva l'anno 1994 e ancora oggi nel mio cuore ha posto fisso (cit.). Si tratta di Summer of 69 di Bryan Adams. Mi rendo conto solo ora che il buon Bryan parla della gloriosa estate del 1969 raccontando di limoni sotto i portici, pomeriggi a suonare, una vita vissuta fino in fondo, fregandosene del domani. Ma va a cagare, Bryan, tu nel 1969 avevi 9 anni. Pataccaro.

La settimana che verrà sarà un po' vuotina ma non credo mi sentirò solo o annoiato. Come vedete, ogni cosa mi meraviglia, nel bene e nel male. Le uniche volte che mi sento in un'isoletta sono quando le persone attorno a me parlano afrikaans, roba che d'ora in poi se in Italia sentirò qualcuno sfottere uno straniero che non capisce l'italiano mi metterò ad urlare sbattendo i piedi per terra, oppure tratterrò il respiro fino a diventare blu come la robottina nel telefilm Supervicky.
A presto, presto.
 
posted by bito at 08:28 | 7 comments
18 settembre 2006
Questa foto sembra poco significativa ma quel geniaccio di Jaak l'ha sistemata un po' e ora ve la spiego. Il ragazzo vicino alla bambina indossa una maglietta con la vecchia bandiera sudafricana (pre-1994, sinonimo di apartheid) con la scritta 100% boero. La notate perchè è l'unica cosa a colori in tutta la foto. Giustamente sembra vergognarsi, e ha lo sguardo basso. La bambina guarda in avanti, dove ci sono i ragazzi meno pallidi, con facciotta corrucciata. Il ragazzo più a sinistra sembra dire "non posso farci niente". Triste eh? Abbastanza. Usando un'espressione di Nick Hornby (o Hornsby? non ricordo) qua le persone sono come piccole isole. Ieri pomeriggio sono andato a fare un giro nel campus, in cui vivono più di mille studenti, forse duemila. Atmosfera irreale, nuvole, fa freddo ma tant'è. Cartacce, gatti, lattine. Quante persone ho visto in giro? Forse 20. E allora mi chiedo: ma dove caxxo sono i ragazzi della mia età? E la risposta è: da nessuna parte, stanno dentro i loro studentati. Completamente assurdo per me pensare di avere un campus enorme, sgombro, con prati panchine campi da rugby/basket/calcio ed un sacco di posto e NON utilizzarlo per incontrarsi. Dicevo delle piccole isole. Ho conosciuto i compagni di casa di Joris, tutti sudafricani bianchi. Alcuni vogliono andarsene "overseas". Altri c'hanno dato su. C'è una diffusa malinconia in sta città. Manca l'incontro, e se c'è è con quelli come te. La criminalità spaventa e lascia le persone chiuse nei loro castelli. Ho sentito storiacce brutte tipo che la ragazza che vive con loro voleva mollare il moroso ed è stata minacciata di morte, ora la devono proteggere. Le armi sono diffuse, la gente non si fida, si può girare relativamente tranquilli solo in macchina. In auto ti sembra di stare in una piccola barchetta in mezzo al mare. Per fortuna che Joris si è comprato una mazda dei primi anni 90 (la venderà in febbraio quando tornerà a casa) e si può andare un po' in giro. Ma tralasciamo questi discorsi, potrei tediarvi per ore ma ne discuto già abbastanza con la gente qua. Dopo un po' ti abitui alle contraddizioni, anche se spesso ti pesano sulla testa. E' passato il weekend ed è stato un bel weekend. Vita mondana in Bloemfontein, ma con prudenza. E visto che si trattava di uscire, mi sono preparato al meglio (mao.). Joris vuole sfruttare la mia italianità ed abusare della mia posizione -secondo lui- privilegiata nei confronti dell'universo femminile. Il suo piano era: ci spacciamo tutti per italiani. Un suo amico biondo, pelle chiarissima, enorme per la quantità sfrenata di carne agli ormoni che si mangia qua gli fa: "ma io non potrò MAI essere scambiato per italiano!" E mentre lo diceva gli potevi leggere lo sconforto in volto. Ma Joris ha detto, che ci vuole, basta che ti metti un paio di occhiali da sole un po' strani. Ho riso mezz'ora perchè Joris era sostanzialmente nel giusto. Poi è iniziato il training.
Come suggerito da un giornale serio ed autorevole quale Men’s Health edizione sudafricana (di cui meschinamente attribuirò l’acquisto a Jaak) ho subito iniziato a lambiccarmi sulle frasi migliori per creare contatto, empatia, feeling. Da evitare le solite frasi trite e ritrite da perdente sfigato quali *ti sei fatta male quando sei caduta dal cielo?* -oppure- *tuo padre è un ladro, perchè ha rubato le stelle più belle del cielo per i tuoi occhi*. Hanno fatto il loro tempo e sono ormai logore e abusate. Anche la storia dei miei capelli da nero, derivanti dalla mia bisnonna sudafricana sposatasi col mio bisnonno italiano che nella sua avventurosa vita aveva trovato lavoro a londra in una fabbrica di saponi e poi aveva accettato di trasferirsi nella filiale sudafricana dove lo pagavano di più e si era innamorato e sposato con rito zulu ma era stato costretto a tornare a faenza con sua moglie e il bambino per sfuggire alla segregazione e proteggere mio nonno che era mulatto -e quindi discriminato-… bè ormai lo sanno tutti che è una stronzata, e forse la voce è arrivata fino a qua.
Per fortuna che i miei fidati friends oltre alle tante-e-formative persone che hanno incrociato la loro vita con la mia mi hanno indicato la strada, attraverso alcune PERLE infallibili e micidiali per far cadere qualcuno ai tuoi piedi, o per farlo cadere e basta. Quelle che riporto qui sono tutte REALMENTE REALI, testate su e giù per l'europa quindi affidabilissime e non perfettibili. Le conservo gelosamente nel mio diario segreto protetto dalla chiave del Quore.

Vorrei iniziare da una frase achiappa-donne garantita che però TEMO, anzi ne sono convinto, svolga il proprio compito solo quando a pronunciarla è quel figo di alberto:
- *ciao* (berto-cit.)
Ma non andranno dimenticate, in ordine sparso, anche
- *io cerco una ragazza... decente, anche con lieve difetto fisico* (eugenio-cit.)
- *are you alone?* (davide-cit.)
- *ma tu hai delle amiche XXXXXXXXX? -come hai detto scusa?- no dicevo... hai delle amiche...... VERE?* (stefano-cit.)
- *why not? perchè io no béli?* (svetlana-cit.)
- *scusate ragazze, sapete mica dov’è il Pineta?* (un.mio.amico.del.mare.enorme.con.barba.incolta.canottiera.e.pantaloni.corti-cit.)
- *dai, ti accompagno a fumare una sigaretta vicino al fiume* (andri-cit.)
- *anche a me piacerebbe fare il barista... è..... il mio sogno* e la stupenda *ora me ne vado. ma se con un cenno degli occhi mi fai capire che invece devo restare, resto* (ciro-cit.)
- *scusa, hai mica una siga?* (un.tipo.di.cremona-cit.)
- *todo, todo* (delpa-parzialcit.)
- *sarà l'erba tagliata di fresco, ma c'è qualcosa nell'aria che è davvero una figata* (gnoccbuster-parzialcit.)
- *neanche ti conosco e già mi manchi* ma anche la mitica *purtroppo come le scimmie non ho il pollice opponibile* (gigi-cit.)
- *fai capire o non fai capire?* (giro-cit.)
- *sei stata in erasmus? e quanti erasmi hai avuto?* oltre a *indosso mutande verde speranza* (guarnac-cit.)
- *mi definirei latino/hispanic* (borio-semicit.)
- *noi conosciamo michele, from riccione!* (ciro.e.bede.in.un.club.di.stoccolma-cit.)
- *se non vuoi tradire il tuo moroso... bè, ti capisco.* (andreone.profeta.dell'attendismo.paziente-cit.)
- *se la bellezza si misurasse in briciole, tu saresti un panino* (panino-cit.)
- *stasera sei tu la mia nuova ossessione* (dibì.al.concerto.dei.subsonica-cit.)
- *italiani solo bla-bla-bla* (bordiga-cit.)
- *mi chiamo luca, ho 24 anni e studio farmacia* (giorgio.ancora.imberbe.e.liceale-cit.)
- *i blink centottantadue sono la colonna sonora della mia vita* (lele-cit.)
- *la mia mamma non vuole* (bede-cit.)
Oppure, ma questa non è testata, se sei proprio messo male male (intendo fisicamente provato) credo possa funzionare un mestissimo *cosa ne pensi dei ragazzi che smettono di drogarsi?* (qualsiasi.finto.drogato-cit.) così perlomeno, se muovi compassione e lei è ben disposta, le puoi vendere una penna a sfera per 10 rand e comprarti un panino al crudo.

Non le ho utilizzate, ma ci siamo divertiti. Ma devo lavorare un po' ora. Il resto ve lo racconto un'altra volta.
A presto, presto.
 
posted by bito at 12:06 | 18 comments
14 settembre 2006
In questi giorni balordi ho visto un po' di cose.
La game reserve prima di tutto: domenica col Van e Joris, un ragazzo belga che ha la mia età, è un fanatico dei romany creams, è laureato in economia e sta facendo uno staaaaasg (stage, ma questa è la corretta pronuncia) sono andato 30 km a nord di Bloem a vedere un po' di wild animals nel loro ambiente naturale. Zebre, leoni, cheetas, springboks etc. Vegetazione spettacolo e una concentrazione da safari. Vicini alla zona felini il Van ci ha raccontato la triste storia di un ragazzo che bisbocciava con alcuni amici e sbronzo si è fatto mangiare da un leone, che doveva essere perfettamente sobrio ed affamato. Poi siamo stati nelle saline, ancora più a nord. Non so come descriverle, sguardo perso, acqua, mattoni, sale in piccoli sassi, pezzi di legno, fango, mulinelli rotanti. Capito niente? Provo a mettere su una foto.
All'improvviso nella mia vita è giunto il momento del concerto di musica classica sacra. La moglie del Van mi ha chiesto: ti piacerebbe andarci? Verrebbe anche Joris. Ed io, convinto sostenitore del "se non uccide fortifica" (tizianoferrocit.) ho detto sssi. Il concerto era costituito da brani cantati, da un coro o da tutto il pubblico, su un tappeto di violini, oboi, violoncelli, flauti traversi e l'immancabile tastiera roland. Nel mezzo, interventi di un reverendo. Il tutto in lingua afrikaans, ma state tranquilli che io e Joris eravamo davvero gli unici non-afrikaans in tutta la chiesa (come norma, più larga che lunga). Sulla parete scorrevano le parole proiettate, e dopo qualche tempo è cresciuta irresistibile in me -sentendo tutta quella carica- la voglia di cantare. Capirete, 2 ore di canti e io non canto? Era come -credo- per Andri partecipare ad un party con sarà perchè ti amo, maracaibo e vari successi di pupo e non ballare YMCA. Non dovevo neanche bleffare, fare *fa fa fara* cercando sguardi complici tra il pubblico ignorando il testo... ho fatto un 1-2 con gli occhi, sinistra poi destra: la moglie del Van pareva completamente assorbita... Joris alla mia destra ostentava concentrazione ma era come se indossasse un paio invisibile di quegli occhiali stupendi, avete presente con al posto delle lenti due occhi aperti disegnati, da mettere su (ma parliamone suvvia) durante le lezioni pallose, perlomeno nelle intenzioni dei creatori? - li ho sempre desiderati, insieme a tutti gli altri prodotti pubblicizzati nei topolino degli anni 70 che il mì padre mi comprava ai mercatini dell'usato: la pallina matta mega grossa, una specie di razzo capace di fare 30 metri in altezza, il cacao solubile con i fumetti di asterix e obelix e le monete in finto oro in regalo (era ovomaltina? non ricordo ma nei primi anni 90 già non esisteva più) e soprattutto la stupenda radiolina per spiare le conversazioni in un tavolino anche a diversi metri di distanza - ...dicevamo ho cominciato ad emettere un flebile suono con un filo di voce... ma qualcosa è andato storto, era giunto il momento culmine del brano e io non me ne ero accorto. Pensavo la chiesa venisse giù, frastuono totale, non so cosa stessero dicendo ma tutti sono impazziti e hanno cantato fortissimo, organo tastieroso, batteria elettronica, un tipo della mia fila ha pure alzato le mani al cielo e io non ho potuto non pensare al mai troppo citato principe cerca moglie, la fantastica scena del reverendo che urla "io amo lodaaaaare il signooooooore". Stordito dall'unisona voce afrikaans mi sono acquietato, ed ho taciuto.
Ho conosciuto gli amici di Elsa, mangiando in un baretto abbastanza fighetto del campus un piatto di bubutu (riso giallo carne non so di cosa e banana. tutto nello stesso piatto. un po' come mettere nella stessa stanza stefano e franci -durante una partita di playstation ad alto tasso di nervosismo- ed una suora). E' gente metallara, piercing in ogni dove, saluto facendo le corna con la mano, borchie e guanti di pelle. La mia maglietta azzurra non si sposava col nero diffuso nei loro abiti, ma mi sono divertito, gente simpatica. Mi hanno presentato nell'occasione anche una ragazza tedesca che diceva io ce l'ho con te, per la partita dei mondiali, italiani antipatici... e datti pace stefy, in fondo italia germania una fazza una razza (semicit.).
Sono stato anche nella countryside. Giornata fuori Bloem, stavolta nel sud, a visitare cliniche e vedere un po' di cose. Il viaggio in macchina è incredibile: distanze lunghissime (anche 50 km tra un centro abitato e l'altro), strade sempre dritte con qualche saliscendi, nessuna casa, solo erba gialla, montagne piatte come tavoli da biliardo, qualche animale, nessun essere umano, niente di niente. Tutto lo spazio che ci manca in Europa l'hanno raccolto qui. Poi vedi un piccolo casotto e ti chiedi com'è la vita quando sei così lontano da qualunque cosa, ma forse chi c'è nato non sente tutto questo. Chissà che cielo, di notte, e che silenzio. Sono stato in diversi paesotti che come la Galizia ondeggiavano tra il Texas e Castelbolognese ma più deteriorati. I nomi: Petrusburg, Koffiefontein (in cui "koffie" sta proprio per caffè, grandi), Fauresmith, Jagersfontein. Non mi soffermo sulle cliniche, ve ne parlerò in un altro momento. I paesotti regalavano strade di terra rossa, un botto di polvere, macchine accartocciate, gente seduta ai bordi delle strade, donne che trasportano sacchi tenendoli in testa, botteghe colorate, bambini scalzi che giocavano e ridevano, immondizia, uno scivolo enorme, alberi con fiori lilla, altalene fatte con vecchie gomme, capre, un sacco di povertà. Due parole su Jagersfontein. Se la gioca con Kimberley sul passato più glorioso in termini di diamanti ed ha un grosso buco. All'inizio del secolo Jagers contava ottanta mila abitanti, ora ne ha duemila, il vuoto si sente. Principale attrazione ai giorni nostri rimane il buco "scavato con le mani" più grande del mondo, un cratere di 60 metri di diametro che tempo fa ha regalato ricchezza e soddisfazioni, e chissà cos'altro, a molti minatori. Un ragazzo secondo me ubriaco ci ha raccontato la sua storia facendoci da guida nel piccolo museo. Alcune migliaia di persone scavavano contemporaneamente in un'area di poche centinaia di metri quadrati, e chi veniva zigato a rubare diamanti agli altri minatori finiva legato ad un albero enorme -oggi secco e segnato da profonde rughe- esposto alla pubblica gogna. Sarà stato quel buco enorme ormai inutile e trascurato ma quel posto aveva un che di simbolico.
Ho la testa piena di cose. Racconto l'ultima, che mi ha fatto ridere prima con Jaak, giusto per sdrammatizzare un po'. Avevo tra le mani il giornalino del campus, in cui trovavano posto le foto dei rappresentanti dei 21 studentati, gruppetti di 7 persone, chevvelodicoaffare, monocolour. Però, c'è un però, impossibile da non notare, vedo un bianco in mezzo ad un gruppetto di ragazzi meno pallidi. E dico: si! Lo vedi che si può! Ma poi guardo meglio, il viso era strano... pelle chiara chiara e capelli biondi ricci... poi mi illumino: è albino. Intendo dire... è un nero albino, qui sono comuni. Nei primi giorni di campus guardandomi in giro avevo notato alcuni ragazzi albini, ma erano strani, non capivo. Avevano qualcosa che non tornava, facce insolite. Poi mi sono informato. Erano tutti neri albini. Jaak mi fa "ma perchè esistono ANCHE i bianchi albini?" ed io -a questo punto disorientato- ho fatto solo un lieve cenno di assenso con la testa. Incredibile il Sud Africa. L'unico bianco eletto come rappresentante di uno studentato nero... è un nero albino. A presto, presto.
 
posted by bito at 08:42 | 6 comments
11 settembre 2006
è una canzone a cui penso parecchio da quando sono qua. La storia di un ragazzo che si sveglia una mattina dopo aver trascorso una notte di quelle in cui dormi male, inquieto. I suoi incubi svaniscono, esce di casa e tutto gli sembra cambiato, le cose e le persone. Tagliando: parla dello starsi vicino, del fatto che le persone sono sole e che per questo si può piangere o scrivere. La canzone conclude con una promessa fatta ad una ragazza, ti farò ridere se starai male o almeno ci proverò. Poi aggiunge: "le nostre vite sono solo un frammento di un tutto. ma se il mondo potesse rimanere fermo per un istante, come un dipinto su un muro, credo potremmo vederne la bellezza stando lì in piedi ad osservarlo". Applausi. E' dei Bright Eyes, cd a 10 euri da nannucci, oppure chiedere a lele o massi il vegano.

Se ci penso non è solo perchè in ufficio mi riempiono di arance e mi invitano a sbucciarle con le mie manine che poi per tutto il giorno profumano di arance. Fosse per quello, mi sarebbe venuta in mente anche "one more cup of coffee" di Bob Dylan per la quantità indecente di caffè solubile che ormai bevo con l'imbuto o "coffee & TV" dei Blur... ah no quella no perchè non c'ho la TV. Me l'ha detto una tipa dell'università: tu potresti essere scambiato anche per un sudafricano (fino a che non apro bocca, forse), in Sud Africa ci sono tutti gli occhi del mondo -e anche i nasi, e le orecchie. Qua è tutto meraviglioso, le cose, e anche le persone. A guardarlo da fuori, come un dipinto sul muro, questo mondo è splendido. Da comprimere per bene ed infilare tutto in una cartolina, da spedire nello spazio alla ricerca di altre forma di vita. Ma il mondo non rimane fermo, si muove; le persone interagiscono, creano legami, si uniscono e si contrappongono. E allora mi viene in mente una lettera pubblicata su un giornale di questa settimana, un ragazzo di Johannesburg, Jody, scriveva più o meno: *mi sento non-accolto. questo senso di disagio dovrebbe farmi accettare le cose, oppure dovrebbe darmi la forza per provare a cambiarle? la nostra storia ci dice che odio e separazione portano alla disintegrazione sociale. perchè usiamo ancora oggi questi sentimenti come BENZINA per alimentare le nostre azioni e i nostri pensieri?* Non lo so, Jody. Qualche giorno fa ho avuto una discussione con Jaak che dopo miliardi di discorsi mi fa: no, una ragazza black non è good for me. E io gli faccio, perchè? In linea ideale va bene, mi fa, ma per me non è good. Troppe differenze di cultura, etc. Poi aggiunge: è così anche per loro, anche loro non si vogliono mischiare. Vi garantisco che Jaak è molto aperto, ma la storia non si cancella con le elezioni democratiche o con un nuovo inno e una nuova bandiera. Il Van mi ha detto forse la prossima generazione... e poi Bloem è abbastanza conservatrice. Il mio discorso non vuole essere come sono cattivoni e conservatoroni questi bianchi sudafricani: noi europei siamo perfettamente uguali. Però la separazione che facciamo noi è subdola, molto radical chic, e funziona così: ma certo, questi ragazzi africani asiatici latinoamericani sono simpatici, ormai fa anche cool avere la morosa o un amico esotico. Fermi tutti però: questi qua, quelli che frequentiamo, che consideriamo come noi (ma forse forse, poi), sono quelli che economicamente stanno bene. I poveracci suonano il nostro campanello e noi scendiamo per portargli 2 euri, per poi tornare in casa (consiglio un viaggio in bus a bologna alle 8 di mattina di un qualunque giorno lavorativo per capire quanto funziona la nostra integrazione). "Lei è rimasto indietro, il mondo sta cambiando. Non si divide più tra bianchi e neri, ma tra ricchi e poveri" (cit. io sto con gli ippopotami, grazie Bud Spencer). Facciamo razzismo di classe, poco visibile. Quaggiù separazione, differenze, muri... te li sbattono in faccia, sono ESTREMAMENTE VISIBILI. Qua tutto fa più rumore perchè ti capita di sedere in un bar dove i clienti svaccati a prendere il loro caffè o il loro panozzo sono TUTTI bianchi, e i camerieri, i cuochi, le donne delle pulizie sono TUTTI neri. Nelle famose 10 ore all'aeroporto di Cape Town ho notato questo. Non puoi ignorarlo come fai in Italia, o a Faenza, dove chi è "altro" rispetto a te, per esempio un povero, non esiste o è nascosto bene. Ok, potremmo allora tranquillizzarci e dire: viviamo in una società paritaria, dove ognuno ha le stesse opportunità di tirarsi fuori dalla merda e comprarsi, un giorno, la mercedes. Come quei film americani che mi fanno girare le palle perchè c'è lui che è bello e ricco, lei che è bella ma povera, e sono belli, ma sono diversi. E si amano, e sono belli, e si vogliono. E sono belli, ma non funziona, perchè lei è povera, e la vita è diversa se sei ricco, e sei bello. Ma alla fine l'amore trionfa, anche se tu sei ricco e bello, e lei è bella, ma povera. Perchè l'amore trionfa. Ma andiamo, per cortesia. Se lui è bello, e ricco, sicuramente quella che si prenderà sarà bella, e ricca. Mettiamoci qualche eccezione, ma in generale è così. Come sono odiosi quei film americani.... se vuoi puoi, anche se sei sfigato e sei povero, ce la puoi fare, ma devi essere bello. Alla fine, te lo garantiscono i lieti fine, sarai bello e anche ricco, pensa un po', buonismo bastardo. Non è vero che tutti possono. Non è vero quaggiù, non è vero in Italia, e neanche in America. E visto che il mondo si divide tra ricchi e poveri... come potrà mai esserci integrazione se una gran parte dei neri è povera e la stragrande maggioranza dei bianchi è benestante? Mettici anche un differente stile di vita, tradizioni, concezione della vita e della morte... diversi, ok. Ci sarà sempre un NOI e un LORO. Non c'è più l'apartheid, è vero: le persone possono andare in giro dove vogliono e non esiste più il coprifuoco legale. Però i poveri se si ammalano, per esempio che so, di AIDS, devono andare in strutture pubbliche senza soldi e senza medici, e sono destinati a fare ciao con la manina e finire sottoterra in poco tempo. I ricchi prendono il loro X5 e vanno in una clinica privata, dove gli forniranno tutto ciò di cui hanno bisogno. Elsa abita a Johannesburg, ha i muri attorno al giardino alti 3 metri, perchè è pericoloso. Che schifo, ho pensato io, e gli ho chiesto "ma non ti sembra di stare in prigione?" Mi fa questa è Joburg, baby. Ripeto: non è che siamo bravi noi e cattivi loro. Noi i muri non ce li abbiamo perchè i poveri e i disperati sono più distanti, perlomeno qualche centinaio di chilometri e bisogna passare un qualche mare per arrivarci, oppure risolviamo la pratica-povero dando 2 euri e salutando. Qualcosa cambierà, ma non cambierà solo qua, dove il problema è pressante. Il Sud Africa è il mondo intero schiacciato in qualche centinaio di chilometri quadrati, con le sue contraddizioni e le sue bellezze. Tutto è urgente. Dovremo darci una mossa anche noi, intendo il nostro ricco occidente. Spero non ci metteremo a costruire muri alti tre metri per lasciare fuori il pakistano o il senegalese. Forse prima di qualche migliaglia di migliaglia di anni (cit.) ci considereremo uguali, magari ci saranno meno differenze economiche (magari...), ci mischieremo, incominceremo a fare all'amore, fare figli e diventeremo tutti mulatti, così le estetiste di tutto il mondo dovranno chiudere, niente più lampade sorry ormai sono OUT. Spero. Ma sarà dura. Forse aveva ragione Hobbes e l'uomo è fondamentalmente stronzo (homo hominis stronzus, semicit.): creiamo il Leviatano, qualche librone di leggi e facciamo stare ognuno al proprio posto impedendo il compiersi di atroci delitti. Questa è la strada facile, e la stiamo seguendo. Riassumendo: il mondo visto da fuori, col fermo-immagine, è stupendo. What a wonderful world, cantava il grande Louis Armstrong e anche il grande Joey Ramone, entrambi pochi anni prima di andarsene lassù, mannaggia. Dobbiamo ricordarlo. Ma poi facciamo cazzate, ci odiamo, ci escludiamo, spacciamo l'avidità per interesse e la vanità per amore, siamo meglio noi, no voi siete antipatici e siamo meglio noialtri, loro sono sfigati, allora prendo questi qua e li sfrutto, sei povero e non ti voglio, sei alto e biondo e allora sei coglione, non balli la samba e allora vaffanculo. E tutto va a puttane. Scusate i francesismi, erano per rendere. A presto, presto.
 
posted by bito at 12:11 | 16 comments
08 settembre 2006
Un mio amico lontano mi ha scritto un e-mail dicendomi: non riesco a leggere il tuo blog sul cesso perchè il cavo in cesso non ci arriva. Caro amico, non rinunciare ad una vera esperienza multimediale piegandoti alle prime difficoltà. Munisciti di connessione wireless e surfa sul water.

Sarà la stagione che cambia, o il mio aspetto trasandato da persona che non si rade da 10 giorni, o i miei capelli che talvolta subiscono il trattamento "gel Alberto" (ho la foto che prova l'esistenza di questo straordinario unguento) ma tutti hanno capito che sono europeo. Purtroppo pensano che sia francese. Mercoledì sera sfidando il buio e la bora sono uscito per andare in un pub del campus a vedere la partita contro la francia... tralasciamo. Il cameriere ha capito la mia esatta provenienza dopo il secondo gol francese. Ma la birra media costava 10 rand, poco più di un euro, e l'ho perdonato. Altro che Praghi. La mattina dopo, ore 8.05, gli schermi della galleria dei fastfood del campus trasmettevano inter roma, finale di supercoppa italiana, non esattamente in diretta, ma tant'è. Ero lì con lo sguardo fisso da triglia, il mio panozzo con sausage (sarà finità le segregazione razziale ma la segregazione dei vegetariani continua come niente fosse quaggiù) e la lingua già ustionata dal caffè di Deli in ciò che sarebbe stata solo la prima ustione della giornata quando ho incrociato Zack (nome fittizio, ma è assonante col vero, per me immemorizzabile) che avevo conosciuto nel computer lab. Mi fa come va e gli rispondo insomma, brutta partita ieri. Incomincia a chiedermi: ma giocava vieira? e makelele? e thuram? Si si si. Abbiamo perso, gli dico, oh non è possibile, mi dice. Siete molto più forti voi, non so gli rispondo. Insomma andiamo avanti così per un po', quando gli dico comunque la coppa ce la teniamo noi e lui mi fa what? Io gli dico "what che?" (autocit., ogni tanto mi scappano parole italiane vicino a quelle inglesi). Ma ha vinto l'italia mi fa. Allora ho capito l'inghippo, le domande su chi giocava della francia, ma zidane è un grande, etc. Mi spiace Zack di averti deluso. Comunque spero di passarci da Durban, come da te suggerito.

I momenti migliori della giornata, come avrete capito, sono la mattina presto e la sera (dopo le 17.30), cioè quando non lavoro. Il campus è mezzo vuoto e anche le strade, e tu cammini senza fretta attraverso alberi, campi da rugby vuoti, stradine, gente che gioca in cerchio a calcio, rivoli d'acqua che qua non drena, maggiolini che rischiano di investirti perchè sono italiano e a volte dimentico che la percorrenza qui è invertita, animali che gracchiano e si rispondono, gente che seduta per terra prova a memorizzare due tre cose prima dell'esame, vetri di bottiglie stile piazza verdi a bologna, vetri di finestrini spaccati per rubare il contenuto del veicolo, e soprattutto... gente scalza. Quella c'è anche nel resto della giornata, ma vorrei soffermarmi un attimo su questo particolare. L'altro giorno ero nel supermarket per comprare uno snack al cocco, tipo bounty ma più proletario. Vicino a me passa una ragazza afrikaaner (=bianca) e tipo il tempo si ferma. Come tutti i ragazzi, in una ragazza come prima cosa guardo la voce, e poi i polsi. Sono le cose che tutti gli uomini guardano, se dicono tette e culo lo fanno per depistare. Insomma, aveva una voce e dei polsi perfetti, e io già immaginavo la casa con un solo piano, il kettle che fa bollire l'acqua, i bambini che giocano tra gli springbok in giardino e lei che con la sua voce soave mi fa "màààààttio, it's tea time!" e io che mi chiudo la camicia taglia xxxxxl da toro, mangio l'ultimo romany cream finendo la quarta scatola della giornata e sbriciolandomi sulla mia lunga barba brizzolata dico arrivo katie, poi rotolo fino alla cucina. Un attimo dopo, mentre ero lì che fantasticavo sulla mia grassa e serena vita coniugale, i miei occhi sono caduti sui suoi piedi. Che erano nudi. E allora ho realizzato, questa ragazza è una BAREFOOT!!! Il mio scenario di vita familiare felice si è sciolto, insieme ai romany creams. Non mi sono trattenuto: "EH NO! EH NO! EH NO! EH NO! NON SI PUO'! RISCHIA DI ROVINARE UNA CARRIERA!" (cit. caressa dopo la testata di zidane). Qua usa andare in giro completamente scalzi, normalmente vestiti ma scalzi. Uomini, donne, giovani, vecchi. Oggi ho visto addirittura una coppia di morosini a piedi scalzi, che teneri. Jaak mi ha detto che è usanza, e che è normale, che con il caldo che arriva ne vedrò di più. Non aspetto altro.

Mercoledì era anche la Giornata della Segretaria. Qua festeggiano le segretarie come noi festeggiamo la donna l'8 marzo. Non so se festeggino anche altre professioni, sta di fatto che in ufficio c'è stato l'ormai consueto abbuffè con discorso di ringraziamento della segretaria. Il Van ha baciato la segretaria sulle labbra e ho capito che qua è usanza tipo Russia. Nel mentre che mi abbuffavo e si parlava divertiti dei jeans lavati con le mie piccole mani, mi sono sentito chiedere da Francois, un ricercatore, "are you married"? Joy, una ricercatrice, mi aveva fatto la stessa domanda pochi giorni prima. Ma che è? Ma che siamo, impazziti? (cit.) Il lavoro mi uccide ma filo veloce, sarà che vedo sempre il Van che legge e studia, e allora non è che posso dedicarmi ad attività ludiche quali Spider o Freecell, devo sgobbare. In realtà fino a mercoledì pomeriggio, quando il Van usciva, mi guardavo rapido il gol di grosso e di del piero e mi scappava uno strozzatissimo DAJEEEEEEEEEE. Per il resto questa settimana ci sono state un sacco di manifestazioni, una in particolare dell'associazione studentesca nera con cartelli "welcome to the university of racism" e "stop the afrikaans power" canti fotonici e un nutrito gruppo di persone a guardare, tra cui me. Niente violenze o cose del genere.

Tutto scorre tranquillo qua a Bloem. Quando torno a casa, purtroppo, vengo regolarmente assalito da Brando, cane nefasto. Il povero, ignorando Brenda che invece è carina ed a modo, ha provato qualche giorno fa a relazionarsi sessualmente con un secchio. Non ti farai voler bene così, Brando, e non diventerai mai obeso (che è un po' il fine ultimo, il nirvana di tutti i cani).
A presto, presto.

 
posted by bito at 08:24 | 7 comments
04 settembre 2006
C'è un murales vicino allo zoo. Stavolta non è "Jesus sHaves" ma è proprio "Jesus Saves". Notare il maggiolino. Ce ne sono MILIONI.

Come sfondo del desktop ho uno scatto di alberto. Sulla destra, in basso, un fuoco. Poi, da sinistra verso destra, viola, giorgio che suona rapito e martina che beve vino, anch'ella rapita. Poi le gambe di qualcun'altro. Ogni tanto guardo le foto di quest'estate e mi sembra che anche loro vengano da *altrove*. Ma su questo torno dopo.


Domenica mattina sono andato a messa nella chiesa del campus. Il rito è all'incirca protestante, con delle differenze (stranamente) e la religione deriva (non so quanto) dalla chiesa calvinista riformata d'olanda. Durante la domenica la chiesa celebra 3 messe: una in inglese, una in sotho e una in afrikaans: indeciso sul da farsi, conoscendo e parlando sia sotho stretto che afrikaans ma con un forte accento del sud, ho optato per l'inglese. La chiesa è enorme e per l'inglese è vuota, circa 20 studenti, ambicolour. L'inglese qua è un prodotto che non tira. Funziona così: arrivi prima dell'inizio e il potente impianto audio della chiesa trasmette power-ballads pre-registrate, per intenderci tipo bon jovi, che però hanno tema religioso. Batteria, chitarra elettrica, pop-songs insomma. Un mio vicino di sedia mi ha detto che le mettono "per far sentire a proprio agio le persone". Poi inizia la funzione. L'altare non c'è, ma c'è una specie di PALCO. Qui un ragazzo e tre ragazze, armati rispettivamente di chitarra acustica, chitarra elettrica, tastiera roland e microfono cantano 4 canzoni. Il testo scorre proiettato su un muro. Un po' karaoke style. Il tema è religioso ma lo stile è ancorato ai canoni brit-pop di metà anni 90 (ricordate la guerra oasis vs. blur?). Ad un certo punto inizia una canzone, e dentro di me dico "non può essere wonderwall" ed infatti non lo è. Ma ho avuto i brividi sulla schiena pensando ad una cover col testo modificato. Poi il reverendo, un ragazzo sui 35 senza tuniche o vestiti particolari, vestito in giacca di pelle e polo blu, inizia una lunga omelia che E' la messa. Riesco a seguire, racconta di un viaggio col 4x4 verso Cape Town in cui ha preso una scorciatoia e si è perso... insomma è una similitudine. Interessante, davvero. La gente segue in rigoroso silenzio. Per concludere, un'altra canzone. La tipa con l'elettrica osa di più e nei ritornelli attacca con prudenza il distorsore. La prossima settimana proverò la messa in afrikaans, è di sera e la chiesa è piena, la gente è divisa per studentati... da vedere.

Sono stati giorni fitti. Ho parlato tanto, nel centro di ricerca e fuori, il mio inglese incomincia a sciogliersi anche se quando parlo Elsa la mia vicina di casa ride come se parlassi toscano, ohchettuddici Elsa. Non assomiglia più all'hindi di Shai, o almeno non così tanto. Una ricercatrice si è spinta oltre, "your english is so good, where did you learn it Màttio?" L'ho guardata fissa e non ho trattenuto un "che cavolo stai dicendo" (cit.) facendo la bocca a cuore tipo Arnold (quello del telefilm anni 80 alto uno e quaranta che alle scorse elezioni governative della California ha sfidato Sfarzenegher ED HA PERSO, ma io ti avrei votato, Arnold). Il mio lavoro procede con profitto, scrivo, leggo, anything goes. C'è stato un momento, venerdì mattina, in cui l'ufficio si è fermato per un tè globale, tutti compresi. serviva per presentare la mia persona e per celebrare il compleanno di tre ragazze che, come ha detto Christo (un ricercatore), "are getting old" (cit.) E' andata bene e a parte le mani improvvisamente tumide al momento del discorso di ringraziamento (non ho potuto giocarmi la poesia declamata durante la cena al laghetto del sole, quella sulle canottiere da nerd) e la mia atroce maglietta gialla teddybear loves teddyboy, me la sono cavata. Al centro sono tutti ottimi con me, mi vogliono far mangiare, mi riempiono di caffè acquoso e mi sento bene. Italiano=creatura strana, non pervenuta quaggiù in sud africa. Perlomeno a Bloemfontein. Ma anche loro sono strani forte. L'altro giorno sono andato con Jaak al supermarket vicino a casa per prendere qualche vettovaglia, compresi i molto buonissimi biscotti romany cream, product of south africa. Mulino Bianco, please import them. Mi sono soffermato sul reparto magazines, settimanali e mensili. Cercavo una rivistina di musica. Ho contato: 9 riviste di pesca, 3 di animali di cui uno specificatamente dedicato al mio amico cane *sudafricano* (ma che, c'hanno la nazionalità i cani? Brando sarebbe un profugo apolide, tanto è scalcinato) e uno ai cavalli di razza, 2 riviste di skateboard di cui uno per coloro che si riconoscono nel "christian youth lifestyle", una smodata quantità di riviste di gossip, alcune riviste con tema finanziario, 1 giornale per coloro che vogliono perdere peso con in copertina ex-obesi ora definitely better, 5 riviste di cricket, 1 di pompamento muscoli, 4 di rugby, 3 di golf, 1 di calcio locale, computers, tecnologia, fotografia. Dov'è la musica? "But what kind of music?" mi ha chiesto perplesso un impiegato del supermarket. Anche la tarantella mi andrebbe bene, man. Mi sono comprato una rivista di f-o-t-o-g-r-a-f-i-a. Mai fregato un cazzo.

Sabato niente lavoro, si va a spasso. Ho girato tutto il giorno con Jaak, ho trovato due posti in cui fanno il caffè italiano, ma lavazza è impronunciabile quaggiù. Elsa mi vuole portare al Mystic Boer (traducibile come "contadino mistico") locale underground (ci potrebbero suonare i Killers, lelacchio) in cui la gente è cool e non razzista come al Workshop Roadside. Non è il suo giorno, Elsa. La giornata prende la piega della riflessione sociopolitica, ovviamente si parla di apartheid, mi fanno leggere articoli di riviste locali e mi riportano esperienze di studenti, che è la cosa più interessante. Bloem ha uno dei campus in cui le cose sono MENO cambiate da 12 anni in qua. Uno dei 13 studentati portava fino a 2 mesi fa il nome di colui che è considerato l'architetto dell'apartheid (primo ministro negli anni 60, un infame politicamente ed umanamente parlando), lo slogan è ancora "difendi la tua identità" e in questo studentato stava Jaak, che non ci sta più lì dentro, e a sentirlo parlare capisco perchè. Mi dicono che nel campus c'è tensione, e io questa tensione non la sento su di me perchè non vivo "da dentro" l'ambiente studentesco, stando coi ricercatori, ma la vedo nei gruppi separati, nell'aver avuto alle elezioni un'associazione studentesca all white contro un'associazione studentesca all black, nell'aver contato in 10 giorni solo 3-4 studenti di due colori diversi stare insieme e parlare. Jaak è molto disilluso. Le cose cambieranno anche qua, mi dice, ma chissà quando: poi triste prende su la sua reflex e va a fotografare i fiori che sbocciano ovunque nella nostra strada.

Sabato nel tardo pomeriggio parlando con Elsa, che voleva fare la gradassa con me perchè beve molta birra, mi sono accorto che in 10 giorni qui avevo bevuto solo una birra -E A CASA DEL VAN, parliamone- e allora ho fatto un giro fino allo spaccio e ho comprato un vino rosso sudafricano molto buono. Altre cose fatte: fatto bucato, preso libri a prestito sfidando a mani nude la burocrazia, fatto foto, fatto tifo per il sud africa durante il tri-nations (ma ora speriamo di castigare la francia del calcio mercoledi sera), fatto ordine, fatto barbecue in giardino (che qui è un'istituzione e si chiama "braai"). Sabato sera mancava giusto la chitarra, ma c'erano le stellucce. Si stava bene con la maglia a maniche lunghe, gli operai non lavoravano più dietro casa e c'era silenzio e la luce di due lampadine aiutava la brace a illuminare un po'. Non mi sentivo più altrove, ma sotto un cielo capovolto. L'ho guardato storto e mi è sembrato lo stesso di sempre.
"se tutto questo cielo stesse in una cartolina vorrei spedirla a chi ho lasciato solo" (cit.)
A presto, presto.


 
posted by bito at 08:27 | 13 comments