26 settembre 2006
Probabilmente si poteva fare meglio di così, scegliendo una fotina più significativa. Non che questo scatto del supermatch Bloemfontein Cheetahs vs. Durban Sharks non meriti rispetto e dignità, per carità: un momento della penultima partita della stagione tra le due squadre al vertice dell'insidioso campionato rugbystico sudafricano, terminata 37 a 35 per i mitici Cheetahs con un finale tesissimo e livelli di violenza agghiaccianti. Ma c'era un'altra immagine che mi sembrava simboleggiasse bene ciò che può succedere in questa nostra vita così effimera e caduca. Dopo il match la macchina di Joris non partiva più, batteria piattamorta, completamente stesa. Cielo che si faceva via via più scuro, zona stadio, soldi macchina fotografica documenti nelle nostre tasche, città quasi deserta per le vacanze primaverili. Insomma, si poteva temere il peggio. Io e Joris abbiamo cominciato a setacciare le strade attorno allo stadio in cerca di aiuto, volevamo provare a spingerla per vedere se si riusciva a mettere in moto. Abbiamo trovato un gruppo di ragazzi visibilmente appannati per i festeggiamenti di un addio al celibato. Il futuro sposo era truccato da battona e vestito da fatina, con un tutù rosa e gli scarponi, ed i suoi amici gli avevano attaccato una latta al collo per raccogliere soldi (non so in che modo, il cartello sopra la latta era in afrikaans). Gli abbiamo detto "ti diamo venti rand se ci spingi la macchina, tu e i tuoi amici", e loro l'hanno spinta. Ora conservo nella mia cartellina foto la significativa immagine della fatina battona che spinge la macchina piattamorta di Joris, ma purtroppo questo blog insegue un suo particolare senso del "bello" e quella foto mi sembrava stonasse. Tutto è bene quel che finisce bene, quindi. Col cazzo, scusate. La batteria era troppo piattamorta e non si riusciva proprio a rianimarla, neanche spingendo. Salutata la manica di sbronzi, ci siamo giocati la carta Karina. Karina è una compagna di casa di Joris, e per fortuna non è un cesso, se no sai le prese per il culo (a dir la verità Karina non significa niente quaggiù... scusate ho sbagliato io (cit.)). Ci è venuta a salvare armata di cavi per collegare la batteria della macchina con quella di una macchina che non fosse piattamorta. Il prodigio elettrico ha funzionato e siamo stati in grado di conservare soldi-macchinafotografica-documenti, nonchè il resto, la vita per esempio. Ma vorrei spendere due tre parole sulla partita vista da me medesimo, ragazzo italiano avvezzo alle tensioni esasperate del nostro giuoco del calcio. Allo stadio ci vanno le famiglie, formate di solito da corpulenti omoni e corpulente donnone, spesso accompagnati da bimbetti quasi sempre scalzi (perchè qua i barefoot più impenitenti sono i bibini). I giovani sono tranquilloni, non esistono tifoserie scatenate ma composti sfottò tra i supporters che sono -e qui un sussulto- completamente mischiati. Maccome? E le botte, i motorini lanciati dalle tribune, gli accendini che colpiscono gli arbitri, i cordoni di poliziotti in tenuta antisommossa, gli striscioni neonazi che tanto ci fanno sentire orgogliosi della nostra italianità? Niente, solo bandiere colorate, tifosi felici, supporto composto senza cori, settori separati per i tifosi "bevitori d'alcool" e tifosi "astemi", e tanta concordia. A parte i settori separati alcoon-non alcool, che mi chiedo che senso abbiano, tutto pacifico. A fine partita, dopo aver subito il sole a picco sulla testa per due ore ed aver ringraziato alcuni ragazzi che sembravano apprezzare la mia maglietta della nazionale con frasi quali "viva totti" e "coppa del mondo", sono giunto ad una conclusione. Tanta armonia, grazia e sincera amicizia nell'ambiente-stadio è giustificata dalla situazione generale di sbronza collettiva. Sono tutti sbronzi, ed alcuni rimangono nello stadio anche a partita finita, rovesciati in mezzo alle tribune. Armonia/Sbronza Collettiva. Meditare.

Questa settimana è stata divisa a metà dall'evento "inizio delle vacanze primaverili". Qua ormai fa un caldo porco ed il Sud Africa festeggia la ricorrenza concedendo dieci giorni di vacanze (d'altra parte per loro Natale è in mezzo alle vacanze estive, e quindi non staccherebbero mai). Il periodo pre-giovedì si è sviluppato attraverso frequenti braai con pericolose quantità di carne, nuove persone conosciute, locali dai nomi pittoreschi (Barba's, che loro pronunciano Brarbra non senza fatica e Pizzonia che loro proprio non riescono a pronunciare). Tra le persone conosciute ci tengo a citare Saci, ragazzo non-pallido (finalmente) il cui nome si legge Sexy in lingua sotho. Ha passato dieci minuti a dare addosso ai suoi genitori per averlo così irrimediabilmente segnato sin da bambino. Ah ho anche cominciato a correre, più convinto che mai. Più che altro è un modo per guardare qualche tramonto pazzesco e riflettere un po' su ciò che è successo nella giornata. Il periodo post-giovedì ha visto invece la città spopolata, parecchio studio (anche se il Van è in Belgio da dieci giorni e tornerà solo domenica), il campus più deserto del solito e due europei, io e Joris, in cerca di sensazioni forti quali chessò, una partita di calcio. Nel frattempo in casa mia entra chi vuole, perchè l'agenzia che affitta gli appartamenti per gli studenti ha le chiavi ed il diritto di mostrarla ai ragazzi che l'anno prossimo frequenteranno l'università. Sabato mattina sorseggiavo il mio caffè acquoso conversando con la mia vicina di casa quando la tipa dell'ufficio ed una famiglia al completo sono piombati nel mio ameno rifugio. Mezzo scherzando -ma che si capisse che non scherzavo troppo- gli ho detto: ok, fai entrare chi vuoi quando vuoi, ma suonare il campanello? Poi sono sbottato: e se ero NUDO? Dopo aver recepito la sua risposta, qualcosa tipo bè fantastico allora non suono, ho scelto la strada zen della quiete, ma solo perchè insulti afrikaans non li conosco (a parte boorste e haat che non posso tradurre qui sempre per il discorso del senso del "bello"). Per il resto c'è un silenzio ingombrante, strade che scendono e ancora non so dove vanno a finire, un cielo profondo come una ferita che ti verrebbe da stenderti in mezzo al prato e stare lì per sempre. Il tutto aggravato dalla legge sudafricana che impedisce ai supermercati di vendere birre di domenica, e anche qui mi chiedo ma peeeeeerchè? Don't know. Detto questo, forte del mio improved english, posso ora provare a comprendere le canzoni che tanto hanno rappresentato nella mia vita, e poi devo cercare di ridurre questo silenzio con un po' di frastuono, no? A volte il risultato è sconfortante. Prendiamo la prima traccia del primo cd che mi hanno regalato nella mia giovine vita, correva l'anno 1994 e ancora oggi nel mio cuore ha posto fisso (cit.). Si tratta di Summer of 69 di Bryan Adams. Mi rendo conto solo ora che il buon Bryan parla della gloriosa estate del 1969 raccontando di limoni sotto i portici, pomeriggi a suonare, una vita vissuta fino in fondo, fregandosene del domani. Ma va a cagare, Bryan, tu nel 1969 avevi 9 anni. Pataccaro.

La settimana che verrà sarà un po' vuotina ma non credo mi sentirò solo o annoiato. Come vedete, ogni cosa mi meraviglia, nel bene e nel male. Le uniche volte che mi sento in un'isoletta sono quando le persone attorno a me parlano afrikaans, roba che d'ora in poi se in Italia sentirò qualcuno sfottere uno straniero che non capisce l'italiano mi metterò ad urlare sbattendo i piedi per terra, oppure tratterrò il respiro fino a diventare blu come la robottina nel telefilm Supervicky.
A presto, presto.
 
posted by bito at 08:28 |


7 Comments:


At 12:31, Anonymous Anonimo

il mondo cambia. gli amici restano. nuove frontiere musicali avanzano in un contrasto di sensazioni ed emozioni. c'è chi ascolta ancora i Beatles, chi si innamora del casto Immanuel. provami anche tu

 

At 14:52, Anonymous Anonimo

Eh no, Bito, evita di rievocare Summer of '69, che riconduce a una stagione poco gloriosa delle nostre vite (laddove per "noi" intendo io te e Pera).
Non farmi sghignazzare, che mi si aprono i punti :-)

 

At 20:09, Blogger Andrej

bitazza in tuo onore e in onore del Sudafrica a casa Covizzi hanno coniato una nuova moneta: il Gianni PecoRand, una moneta che vale meno della taka, la moneta del Bangladesh, peditte.

Cmq bravo, buttati anche tu nello spirito del rugby, daje!!
Daje!!

 

At 20:46, Anonymous Anonimo

apparte il rugby, che forse è la cosa che più ti invidio del sudafrica, non puoi colpire basso con summer of 69, sennò mi ritornano in mente una moltitudine di immagini sfocate, di groupies nel backstage, di manager avidi e soprattutto di "adessobastavogliofarehardrock".
la cosa migliore, però, è questo ricordo, indelebile (notare le rime epocali)
"So tired that I couldn't even sleep
So many secrets I couldn't keep
Promised myself I wouldn't weep
One more promise I couldn't keep "

 

At 03:10, Blogger miki

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