
Nel frattempo Joris, forse contagiato dalla batteria piattamorta, si è preso un virus pazzesco, credo sia FEBBRA (cit.). Due giorni fa gli sono andato a comprare le medicine in farmacia, ormai ha superato lo stato confusionale e si è quasi ripreso. Alle brutte, rinuncerà alla settimana in giro coi suoi vecchi che sono qua in Sud Africa per tre settimane, ma mi sembra fiducioso. All'inizio di settembre anch'io mi sono preso una febbre tossosa che mi ha accompagnato per alcuni giorni, ma ho taciuto per non allarmare i medici in ascolto ed evitare che Eugenio il crocerossino venisse a salvarmi.
Ma cambiamo argomento.
Joy è una ricercatrice del centro molto simpatica e molto brava. Nei giorni scorsi abbiamo parlato un bel po', e poi voglio dire... opportunità di svaccare qualche minuto in ufficio non vanno trascurate. Mi ha raccontato della sua famiglia e della sua storia, dopo che gli avevo detto stupito che Jaak non sa quali sono le sue origini (tipo quand'è che i suoi antenati si sono trasferiti in Africa dall'Europa). Il nonno di Joy era un farmer bianco dalla lunga barba o dai lunghi baffi (non so, sulla scrivania ha due sue foto con due differenti LOOK), rughe profonde ed occhi chiari -ogni volta che vedo un uomo con una lunga barba bianca mi vedo da vecchio, voglio essere così. Sua nonna era una ragazza nera di famiglia povera. Con l'inizio dell'apartheid, scegliendo di non rinunciare al matrimonio, perse tutte le terre che possedeva, divenendo povero povero. Ciò non gli impedì di costruire, nel piccolo paese vicino ad East London in cui abitavano, una cappella ed una libreria di due stanze, pochi libri ad uso e consumo del paese. Tutto in legno, tutto molto semplice ma importante. Ora la parte più triste. Metà anni 80, Joy è una bambina. E' domenica e sua madre gli dice: mettiti il vestitino bello che andiamo a prendere qualche libro nella libreria che ha costruito il nonno. Arrivati alla libreria, Joy vede i libri per bambini in uno scaffale. La libraia gli fa: mi spiace, non abbiamo una sezione per voi. Joy pensa: ma si che c'è, vedo lì dietro i libri per bambini. Mi spiace non abbiamo una sezione per voi, ripete la libraia. Joy torna a casa, senza libri. Dopo qualche anno avrebbe capito che "la sezione per voi" non era per i bambini, ma per i neri.
Mercoledì Joy mi ha proposto di accompagnare lei e altre due ricercatrici del centro ad un concerto che ci sarà sabato nella township (quartiere popolare... comunemente chiamato "baraccopoli") di Bloemfontein, sempre che riusciamo a trovare i biglietti. Ovviamente lo slancio verso l'alto del mio braccio per accettare l'idea è stato immediato e fulgido. La prospettiva di un sabato sera in casa, con Joris in giro coi suoi vecchi chissà dove e gli studenti non ancora rientrati dalle vacanze di primavera, doveva essere scacciata il prima possibile. La ragione principale è che la tv offre 4 canali, e la sera, dopo 8 edizioni del telegiornale in 8 lingue diverse (ricordiamo che le lingue ufficiali sono 11) ed un programma di capoeira che invero mi gasa, scatta il momento reality show. Che sono all'americana, una trashata assurda. So che Gigi (il vate dei reality show, l'unico ad aver visto anche l'unica edizione di Survivor italiana andata in onda 4 anni fa) starà sbattendo i piedi per saperne di più, e come dargli torto. Ne ho visti due. Il primo è sul "perdere peso": due squadre di personaggi panciuti vivono insieme in una casa, condividendo esperienze e spesso amandosi. Il loro scopo a differenza del "grande fratello" non è atteggiarsi in modo da poter essere imitati da "mai dire grande fratello", bensì buttare giù chili a più non posso. Il momento topico, che tocca vette di sublime burkiano, è rappresentato dalla sfida epica sulla bilancia. Su un tappeto di violini che ricorda il morricone dei film di leone e con inquadrature che tagliano gli occhi, ogni pingue concorrente si toglie la maglietta e si va a pesare. La squadra che nel complesso si rivela meno adiposa perchè ha perso più chili vince... no non cibo. Ho cambiato canale, non so. Pure la conduttrice era tonda. Il secondo reality è sui tradimenti. Uno sfigato o una sfigata, che pensa di essere cornificato dal partner e stranamente ha sempre ragione, si rivolge (confermando di essere uno sfigato/a) ad una cricca di moralizzatori tecnologici che hanno il compito di fornirgli le prove che gli diano la certezza di essere uno sfigato/a. Questo è un po' il succo. Ma dovreste vedere le facce. Il cornuto è sempre un uomo o una donna incredibilmente non-attraente, mentre il traditore bastardo è sempre una persona avvenente. Dopo aver piagnucolato di fronte ad un conduttore che prenderesti a pugni per la sua faccia da culo, lo sfigato/a rivela di sentirsi un peso sulla testa e di non passare sotto le porte, chiedendo aiuto all'equipe. Mi sembra un buon modo per reagire ad una crisi sentimentale, mao. Ovviamente l'equipe risponde sissignore, utilizza telecamere nascoste, teleobiettivi, intercettazioni telefoniche ed ogni genere di gingillo, videoregistra SEMPRE il partner che copula con l'amante e poi sbatte la verità senza se e senza ma in faccia allo sfigato/a. Ma il meglio deve ancora venire... il momento del confronto, ovviamente dopo la pubblicità. L'equipe rintraccia i due fedifraghi e contatta lo sfigato/a, che arriva piangente e li coglie sul fatto, cioè SEMPRE mentre stanno copulando in macchina. Insulti (caccaculocaccaculo, autocit.), lacrime, sportelli di macchina scassati, schiaffoni, sguardi smarriti, cabine del telefono rovesciate, gente che si ferma a guardare, amanti che scappano in mutande, traditori che negano l'evidenza, perdita del senso della realtà, crisi dei valori, smarrimento spirituale, personalità dissociate e delirio di onnipotenza. Poi il conduttore/moralizzatore, che a questo punto colpiresti alle spalle con un crick, avvicina l'amante in biancheria intima, trafelato per essere fuggito dall'ira dello sfigato/a, e gli fa: come ti senti? non ti vergogni? non ti senti in colpa? ti penti? Cioè: come fai a non parteggiare per il partner traditore e per l'amante, odiando a morte cornuto e conduttore? Un vero e proprio dramma moderno, così finto da apparire quasi allettante. Dopo averne parlato mi viene voglia di stare in casa a guardarlo.
A presto, presto.