15 dicembre 2007
n.b. nomi drammaticamente falsi.

la brillante idea di jaopedru di organizzare una cenetta tra amici a casa nostra si è rivelata una stronzata. diversi fattori hanno permesso una simile tragedia-cenacola. innanzi tutto le motivazioni: jaopedru aveva addocchiato lisa, una ragazza milanese con la passione per la letteratura tedesca che gli avevo presentato una domenica pomeriggio, e aveva provato a darci dentro. ora, lisa, carina e colta, era stata gentile con lui: ma la snai dava l'evento *nongieladaràmai* a 1.001 sin dal principio, senza neppure aspettare la diramazione della lista convocati per la cena. la scena. jaopedru mi parla sputacchiando, e sbotta così: *ahio màtteu, porche non si urganiza na scena, tra amisci. martedì, va bueno?*. io sorrido, e penso diverse cose. la prima è che devo studiare per il concorso, e posso farlo solo la sera. jaopedru lo sa. la seconda è che organizzare una (s)cena prevede il comprare roba, il preparare, il pulire. la terza è che jaopedru non sa cucinare neanche una scatola di tonno da scatolettare. la quarta è che c'ho delle complicazioni sentimentali in atto. la quinta è che lisa fa jaopedrunon-teladaròmai di cognome, e non perchè ha origini basche. la cena se ne esce fuori nel modo seguente. lisa e la sua amica buona come il pane non si presentano adducendo motivazioni che spaziano dall'amor fati all'esplosione dell'iperuranio. viene john l'australiano, ber l'olandese, lena e un'altra mia amica volutamente anonima. jaopedru è in gran spolvero ma si muove nelle conversazioni con acredine. la pasta viene al dente. lui ha comprato il formaggio sbagliato e questo si scioglie nel forno generando un forno formaggio malo. da quest'ultimo mi aspetto, da un giorno all'altro, che esca una mano formaggia a porre fine alla mia vita. i dolci tipicamente austriaci preparati da lena, delle palle di pasta con interno di prugna, si gonfiano in maniera esasperata, e al momento di alzare il coperchio della pentola occupano tutta la stanza con la loro presenza prugnosa, roba da acchiappafantasmi. il vino fa cagare. su tutta la serata, un alone di zoppicanteria che non viene squarciato dalla mia scelta di mettere su let it snow! let it snow! let it snow! di bing crosby. dannato bing.

capitolo due, il fenomeno. in ufficio c'è un fenomeno, ma in un'altra unità. si chiama aujuja. nel mio muovermi tra i piani per produrre produrre produrre però, mi sono imbattuto diverse volte in lui.
tre perle tre.

aujuja: "questa lettera e' scritta molto bene. bravo."
irplan: "guardi che questa lettara l'ha scritta lei, non io."


aujuja: "sei un bravo lawyer, bravo."
irplan: "guardi che non ho studiato legge."


aujuja: "controlla questo paper che ho trovato, ti potrà fornire spunti interessanti."
irplan: "guardi che gliel'ho inviato io."


cena dell'unità, in attesa della cena dell'agenzia globale. casa di un collega. togliersi le scarpe all'ingresso. situazione calma fino agli effetti del vino rosso. arriva il capoccia. tutti bisbigliano e cominciano a impostarsi un po' meglio. lui comincia a bere. tutti fanno lo stesso. capoc mi guarda e mi fa "capello alla guida della nazionale inglese. argomentare". io deglutisco. finisco il vino e argomento. lui mi guarda. io lo guardo. deglutisco. poi prendo l'amaro averna, mio contributo alla cena, e dico "averna anyone?". e tutti si gasano: "averny!". no, averna. avercene.

sono sempre in procinto di interrogare le sfere urbane del sentimento, ma perlomeno le sfere non me le rompo. ho voglia di dormire. ieri il concorso dovrebbe essere andato bene, aspetto fiducioso. ci vuole pazienza. nevica. un pazzo nel michoacan fa fuori i musicisti dopo le esibizioni, tipo serial killer dei musicisti. ho sentito di gente tanto incapace a suonare da abbatterla, ma pensavo fosse un modo di dire. credo di sapere chi possa essere il prossimo gruppo-vittima: i cosmo-proletari.

qua è natale da talmente tanto che ormai è martedì grasso.
concluderei con questo dialogo vero pèddavéro tra me e faccia dubbiosa, che perpetua la credenza (del tutto verificata) che il mio compleanno sia una data irricordabile.

faccia dubbiosa: "ma quand'è il tuo compleanno, è il 19 o il 21, mi sbaglio sempre..."
bitazza: "è il 18."
faccia dubbiosa: "ecco perchè mi sbaglio sempre."

 
posted by bito at 17:25 | 10 comments
03 dicembre 2007
Come una poesia di boris pasternak tutto iniziò, *di palle di neve solo, umide, bianche, il rapido balenio tracciante. soltanto tetti e neve e tranne i tetti e la neve, nessuno* (cit.), nella gelidità della nuova russia. In realtà trattavasi di una battaglia campale di neve, robe da prendere una carriola, infilarcisi dentro e farsi spingere à toute bride giù per una discesa, urlando *a gogò, a gogò!* prima di schiantarsi gaudioso. Palle di neve di quella che è quasi ghiaccio, due schieramenti mal rispettati, un'attitudine iconoclasta e un continuo voltagabbana volto a spiaccicare neve addosso all'essere umano più vicino, meglio donna, fosse anche nà signùra impellicciata, te pijasse l'ENPA. Si fece amicizia così giocando, un gruppo di persone di genere misto, nazionalità mista, sangue misto nel tripudio della mistitudine. I weekend appena passati come questo che sto or ora accompagnando verso la mezzanotte mi hanno regalato il tipico bagaglio da studente erasmoos (sic), pur non essendo nè studente nè tantomeno erasmoos (no davvero. una giapponese l'ha scritto così su un pezzo di carta e me l'ha dato, sorridendo), tante facce, tante foto, ma tanto chi ti rivede più, ahr ahr, buona vita. Prendiamo il buono, come sempre. Durante certe serate in casa di sconosciuti sembra di trovarsi al mercato del pesce. Io attraverso la festa con un calice di vino, vedo un luccio e cambio obiettivo, caspita che due branchie, tutte le carpe a bere mischioni tipo succodimela/vodkadaduelire, oppure il gettonatissimo ananasso/gin, saluto, incontro pure tanti italiani. "Ferme ta gueule", ha detto una francese a un me contrariato. Ma era simpatica, occhi grandi. Un coup de foudre? mi sono chiesto io. Lo è stato a metà. Diciamo al 33%. E mentre guardo con sguardo vacuo la pila di piatti che lionel ha lasciato nel lavabo, penso: les femmes sont l'autre moitié du ciel? Poi, come stamattina, mi sveglio alle 7.30, non sono più buono di addormentarmi, bevo mezzo litro di latte, metto su i byrds e guardo il sole entrare e illuminare l'orologio. Sto bene, come ho detto a qualcuno di voi. Tout va très bien, Madame la Marquise.
L'appartenere all'unità comunicazione dell'agenzia mi spinge al networking selvaggio, fosse anche una serata in un club. Quando il flyer arriva attraverso l'éminence grise dell'ufficio non si può rinunciare, e dunque mi capita di applaudire simil-serio ma facéto dentro un gruppo chiamato *i cosmoproletari*: tappeto di batteria elettronica, basso arrembante, testi sragionanti, dj nepalese, voce flashata come una tuta degli anni 80 ma fuori luogo come una tuta degli anni 80 nel 2007. Cosmoproletari, ma andatevi a far proletariare la **** (semicit.). Nell'ilarità generale, ho pure rovesciato addosso ad un collega indoportoghese che festeggiava il compleanno una birra scura, era la prima e lo dico subito a scanso di equivoci. Lios l'ha presa con filosofia, e dico grazie che la filosofia non era quella empedocliana dell'elemento-odio. Il lavoro offre spunti sociali interessanti, ora cucino anche un pochetto in pausa pranzo, ho preparato dei tortellini pessimi mentre tomas mi raccontava di come una volta sulle montagne austriache una pecora di un gregge si fosse staccata dal gregge per seguirlo e ad un tratto rovesciarsi a pancia in su, "aspettandosi" -sono le parole di tomas- "di essere rasata" (cit.). Mah. Io cucinavo, e mi immaginavo una pecora ribaltata e vagamente inquisitoria. Poi lena l'altra sera, nella piazza davanti all'ambasciata francese vuota come la bottiglia di valpolicella, ha stuzzicato un maiale selvatico che insieme ad alcune capre stava in un recinto, fosse un'esibizione per i bambini o che altro non so, e questo gli ha grugnito in faccia. Lei si è spaventata perchè sembrava dormisse, diavolo di un cochon selvatico piazzato recintato e grugnente. Ho letto sul giornale online austriaco che una vacca la scorsa settimana ha fatto fuori un poveretto. Tra vacche assassine e il resto, io mi interrogo sul mondo degli animali.
Ela, la mia supervisor algida, è sorridente. Compra cioccolato, dialoghiamo. Poi studio, per una competition dell'UE che sarà venerdì 14. Aspetto visite. Tutto chiude presto, alle 7, *per proteggere i lavoratori* come dice la legge. Poi nei baraccotti che vendono vin-brulè, i lavoratori si adoperano a -3 gradi celsius fino alle due. I cosmoproletari dovrebbero abbracciare la loro causa, eccheccazzo. Non è roba per me: mica posso sempre solidarizzare, come con gli amici ferrovieri. E poi a me il vin brulè fa *a*a*e, que sera sera, e beeheeh.
 
posted by bito at 00:16 | 8 comments