25 ottobre 2007
La pioggia ha preso a ticchettare da qualche giorno. Dalle ottime finestre tettare della mia camera vedo il colore del cielo, sempre più griggio ogni mattina; daje di luce artificiale già a colazione, se no non si vede un cazzo. Casa mia è su un viale, una lunga fila di alberi che arriva fino in centro garantendo ossigeno purissimo e, in caso di acqua, grosse gocciolone direttamente tra collo e maglione; gli edifici del mio quartiere sono stati costruiti prevalentemente prima dell'infausterrimo Anschluss e alcuni cadono a pezzi, ma hanno uno stile che i mostri architettonici degli anni sessanta possono solo bramare. Le scale che faccio col fiatone tutte le mattine sono piuttosto trash metal, e mi chiedo chi caspita cucini kebab atroci pure al mattino, ma la casa mi piace. E' su due piani con ottima scala a chiocciola in dotazione, la mia camera è una mansarda e pure il bagno è onesto. Non come gli appartamenti bolognesi di via zannoni: per uno il cesso era il punto debole della casa e per l'altro il cesso era, non esagero, lo SPECCHIO della casa (cit.). In una piazzetta vicino a casa stanno costruendo un playground per i ragazzi del quartiere; tutte le sere, venisse giù il lago titicaca, ci sono dieci (o comunque un numero pari, suvvia) ragazzini non propriamente ariani che giocano duro a pallone col sogno di poter essere naturalizzati, tempo qualche anno, e regalare successi alla gloriosa compagine calcistica austriaca. Sabato sono andato all'IKEA con lena perchè volevo un letto, il soppalco come direbbe la sue mi aveva avuto, e se poi un domani appurassi di essere sonnambulo? Lo voglio scoprire con una frattura all'osso coggigeo tipo la tipa sbattuta sul tavolo dal moroso che... vabè, storia vecchia. Ma certo che non voglio, che diamine! Ho comprato pure delle palle luminose, le ha comprate pure lena, che qua è natale già da prima di halloween. Lascerò una luce ad attenderti, diceva il buon pacifico. Nel mio caso lascerò delle palle ad attenderti, ma suona male. Ho costruito il letto in due ore, imprecando con moderazione e conservando un ottimo umore, ascoltando note distorte perchè il portatile distorGe e chiedendo una mano a Ray Charles. Poi mi sono reso conto che era non vedente e allora ho messo su quei tamarri dei Def Leppard. Poi mi sono ricordato che il batterista... Ho spento la musica, faccio da solo. Ho provato a fare la spesa al billa e al penny, ma non c'hanno un cazzo, austria svegliaaaaaaa. Non posso andare avanti a margarina, come in sud africa. Non posso andare avanti a insalate e olive e diventare obeso, come a bologna. Dovendo scegliere e studiare le mie mosse, sono all'impasse. Per uscire dal labirinto concettual-alimentare mi guardo indietro. I miei, nei primi anni novanta, forse ancora annebbiati dagli anni ottanta, compravano Gente; io, e non vi stupirò, me lo leggevo! Rosanna Lambertucci scriveva su Gente. Dunque, dove sta la questione? Ero un avido lettore delle rubriche di Rosanna. Le leggevo in cucina, ovviamente, ma anche prima di dormire oppure in bagno mentre mi facevo la barba, aspettando lo scuolabus, allo skate park, nella spiaggia di brisighella, nell'ascensore di casa mia e insieme al mio cane Argo. Rosanna diceva sempre "per dimagrire bisogna mangiare poco, lardosi" e "mangiare male vi fa inciccionare, palloni!". Io ho perciò deciso, coniunctis viribus, di mangiare poco MA male. Ciò mi dovrebbe garantire, se ho ben recepito gli insegnamenti di Rosanna, di evitare la pinguedine e lo smungimento mantenendo il peso forma.
Vienna non sorprende e si rivela piuttosto gelida. I rapporti umani ne risentono, ed io mi chiedo ma nord e incazzo sono direttamente proporzionali? Forse in Islanda si giunge al parossismo, che se ti dico ciao tu sbotti in un "vaffanculo!" diretto. Tracciamo un grafico. Ah che sorpresa, l'austria, pur essendo moderatamente a sud, ha una quantità di incazzo del tutto superiore alle previsioni. Me lo diceva, sandro. Tenetevi il nobel. Gli austriaci, i pochi con cui ho avuto modo di parlare perchè in agenzia ce ne sono tipo due, c'hanno una sorta di distacco diffidente. Oh, benessere a palate. Ricchi si, ma vita poca. Come dice joao, qua le ragazze non si abbracciano, si danno la mano. Si rompono tutti le palle! Ma forse aveva ragione l'internazionale situazionista quando rimarcava che la garanzia che non moriremo di fame è stata comperata con la certezza che moriremo di noia (cit.), e bauhaus, bauhaus. Intendiamoci Debord, te che nella foto guardi in basso. C'è vita nell'universo e c'è vita pure a vienna, bauhaus, ma nessuna rivoluzione o avanguardia, un po' dormiente nell'approccio, ecco. Nidi notturni a bizzeffe, invece, tutti a rintanarsi. La viennale, i ristoranti, mostre e rappresentative, locali più o meno fumosi, che qua si può sigarettare dappertutto. L'altra sera ero in un locale sovraffollato e non si sentiva una ceppa, seduti al banco noi, e un tipo sui cinquanta si intrufola nella discussione ma io non capisco un cazzo perchè parla in tedesco, beve l'ottavo gin tonic, così a occhio, ne strizza uno ma gli si chiude anche l'altro, fatti un sonno e ripijate amico mio, ma lui no, si trangugia un toast sbavando maionese, poi tossisce come un animale tre volte addosso a lena, accompagnando il tutto con l'affermazione "si vede che qualcuno mi pensa". Si io penso che te ne devi andare affanculo, nè? Sparisci! E in una nuvola di zolfo, si è dissolto. N'altra sera invece siamo usciti in 5, c'era pure joao a rappresentare insieme a me il sesso maschile, e siamo finiti in sto posto mega-tirato con tipe sempre alte e moderatamente alticce. Guardavo il menù, la cosa che costava meno era il caffè, 5 euro, ma vuoi fare la figura del pezzente? Ma falla, direte voi. Poi è arrivato il supervisor di alicia, la collega polacca, ed è scattata la bazza. Sui 40, di colore, accento francese ma residenza in trentino alto adige (chè?), grazie a lui e alla sua conoscenza della proprietaria abbiamo drincato senza ritegno alcuno, viva il nepotismo, pollice alto per il patrimonialismo e abbasso la democrazia, basta ipocrisia, se si parla di bere la vicinanza al potere è altissimamente auspicabile, non logora affatto ma rende sbronzi. Che poi bisogna scaldarsi in qualche modo. L'altro giorno abbiamo organizzato una serata per julia, una collega nigeriano-tedesca, che si compra come regalo, vabbuò alicia andiamo io e te a cercarlo. Parliamo del più o del meno sulla strada principale di vienna, poi vedo che le prende la smania e si catapulta su un negozio di bigiotteria molto kitch, incomincia a toccare tutto, si entusiasma, e insomma le polacche sono come i pesci, attratte da cose luccicose. Lei è MOLTO polacca, ma tutti i miei colleghi sono molto inglesi o tedeschi o olandesi, ceki o greci, come io sono molto italiano e non mancano di farmelo notare, mannaggia a loro, ahr ahr. Insomma c'è luce, anche se non è luce solare, sprazzi di umanità, identità e voglia di incontrarsi. Certo ci sono posti in cui questa è più visibile, ma vienna compensa con una dannata serietà e concretezza nel fare. E' il solito discorso di come vedi le cose: quando mi sono trovato davanti una donna con le tette di dimensioni diverse, invece che concentrarmi sulla coppa del reggiseno mezzo vuota, mi sono sempre concentrato su quella mezza piena.
Ero su una panchina ad aspettare il tram, poco fa. Un velo d'acqua cadeva sui miei capelli idrorepellenti, pungeva le guance, e ho sentito un coro di musica gospel, diceva più o meno
*we've all been changed
from what we were

our broken parts

smashed off the floor*
ho guardato il cielo e c'erano dei nuvoloni neri. Poi ho guardato meglio e ho visto uomini donne e bambini con lunghe tuniche arancioni e candele, che cantavano tenendosi per mano. O erano gli editors? La sostituzione della vita con lo spettacolo, direbbe Debord. Bauhaus, bauhaus? Bau.
 
posted by bito at 20:55 | 11 comments
17 ottobre 2007
Anche il concetto di profondità intellettuale è sopravvalutato. Questa foto ce lo SUSSURRA chiaro e tondo, è inutile rincorrere messaggi all'interno di immagini che non comunicano se non nella testa di chi le guarda. Scelgo la banalità e opto per un carattere stampatello, un bel punto esclamativo ed un concetto da spleen ufficiaro pomeridiano: MARONI! Lo spunto me lo dà la Coca Cola, che qua a Vienna sponsorizza pure i baraccotti di castagne, addobbandoli con cartelli rossi e gioiosi più chiari di mille meta-seghe. I miei ultimi giorni vissuti in ostello mi hanno fornito opportunità interessanti -dal punto di vista sociologico- perchè stanco del basso profilo istituzionale mi sono detto: cui prodest? In fondo cuiusvis hominis est errare, nullius nisi insipientis in errore perseverare, ce lo ricorda B.A. Baracus nella penultima puntata dell'A-Team (quando dondolando la catena d'oro da 13 kili al kollo dondola pure un ragazzo improbo e lo rispedisce dove gli compete con un bel calcinculo mentre un autovan esplode alle sue (larghe) spalle). Insomma, d'accordo che muoio di sonno tutte le sere perchè ela mi propone carichi di lavoro piuttosto pelosi e che la vita in ostello è maschia e in mischia, ma almeno che sono un giovane uomo piacente e abile nell'eloquio lo DEVO dimostrare. Ho iniziato a socializzare, che diamine, col solito stolto ottimismo (poi premiato) che mi diceva "stai per trovare una casa, bitazza, daje un senso pure a queste sere!". Ho conosciuto un botto di gente nel mio buen ritiro viola, ma chi se li ricorda? Potrei bleffare, mmm. C'erano, si, ora mi sovviene, migliaGlia di australiani/e, sempre in cerca di sè stessi in giro per l'europa e in cerca pure di compagnia, anzichenò, così sociali gli australiani; centinaJa (sic) di brasilani barra e ma soprattutto e, americaniae, canadians, mittaeleuropeae, filantropi; anziani, music-nerds, ciccioni telematici, bazzicatori dei postriboli, giapponesine ermetiche in tenute tigrate, pippatori di gas esilerante, cultori della tintarella albina (cit, ricit.), gente in cerca di guai, gente in cerca di gay (-da bastonare-, di quelle persone munite di testa rasata, anfibi dai lacci bianchi e bomberino marchiato da slogan tipo questi: "AZIONE!", "ONORE ALLA LEGIONE", "PER IL BENE DELLA PATRIA!"), avventurierae-ae-ae. Ed io, che come mio solito provavo ad instillare concetti del tutto fuorvianti al mio amico di turno, del tipo "ogni ragazza nel bar ti vuole e ogni ragazzo vuole essere te", aggiungendo pacche sulle spalle e "ma vai, vai", c'ho trovato parecchie cose intriganti, in tutti quelle persone che fluivano rapide mentre io restavo giorno dopo giorno, masticando dolceamaro un linearissimo... MARONI! Poi è arrivato venerdì, che ci ha portato anche un'ottima azione di protesta del sedicente movimento dei giovani verdi austriaci di fronte alla nostra agenzia. *Ma che cazzo vogliono sti stronzi?* mi sono chiesto prima di ricordarmi il mio sostegno ideologico alla protesta, fosse anche motivata dalla semplice assenza di carta igienica ar cesso. Quindi no, prima devo capire le loro ragioni. Vado sul sito di questi chimerici giovani verdi austriaci, e leggo "la protesta è contro il basso livello di attività e la pigritudine di iniziative della FRA", e allora li odio, fancazzen denigrati, a lavorare, sfaccendati! Lottate per la poesia! Però ci hanno fatto uscire prima dall'ufficio, per evitare di venire in contatto con la massa tumultuosa di piantine, e dunque giovani verdi vi voglio dedicare anche un piccolo GRAZIE. Le sere weekendare ci hanno offerto modo di approfondire un po' la conoscenza delle colleghe tirocinanti in uno di quei pub coi libri, che serve il the senza imbarazzo, in cui si va anche da soli, per dire, senza sentirsi uno sfigato con la camiciona rossa e gli avirex all'ombelico. Sabato, mentre si andava delineando all'orizzonte una se-pur-vaga idea di casa, sono andato a vedere una partita di rugby a casa di una collega, eravamo in otto, una francese, un ghanese, un austriaco, una ceka, uno scozzese, io, una tedesca, un inglese, supportando non si sa chi, parlando non si sa come. Tutti parlavamo pe'ccerto la lingua dell'amore, dell'amicizia, del superamento-dei-confini-artificialmente-imposti, e puttana banana Jerry Garcia con i suoi deadheads sarebbe fiero di me, keep it rockin' somewhere in the sky, Jerry. Ho incontrato di nuovo Veronika con la kappa, colei che mi aveva salvato dal naufragio del raziocinio durante l'odissea bologna-vienna di 2 settimane fa. Mi ha fumato in faccia 10 paglie 10 e si è scolata una birra. BURP. Ma parliamo della casa, che mi sto dilungando troppo. Domenica scorsa, dovete sapere, ero ai giardini in cima a vienna e puntavo il dito contro un luogo indefinito all'orizzonte dicendo... *laggiù, non so ancora dove, c'è casa mia*. Lacrimuccia, e mi sentivo un po' coglione. Poi però ho trovato un annuncio di un ragazzo portoghese che abita con un altro, mi sono detto proviamo, ho scritto una mail, ci siamo visti, tutto ok kiciuari kigiuari? Direi di si, e dunque ho preso casa nella sera di lunedì. Mentre tornavo esausto verso l'ostello, in quella violetudine che mi avrebbe abbracciato a sè per l'ultima volta, osservavo i visi pallidi ed emaciati degli individui metropolitani viaggianti in metropolitana e avevo notato una faccia sveglia, occhi che brillavano di attenzione e presenza, e tant'è mi ci metto a parlare, con quest'uomo, e gli dico "sa sono contento", "ho trovato casa", lui mi segue con l'espressione di chi è audente in ascolto ma con educazione e cortesia, senza clamore, e io bla bla, perchè "sa la città per uno straniero" e poi gli butto li pure "la lingua è una barriera non da poco", "l'amore è il prendersi cura dei propri difetti e di quelli dell'altro", "lo sa lei meglio di me", "ma che colpa ha la mia generazione" e "se poi starò male, almeno potrò dire di avere amato" (CIT.). Lui mi guarda ma la sua espressione cambia, si fa cupa, smorfia e mi dice "Ma guardi che non mi interessa. O mi mostra il biglietto o le faccio la multa". Io ondeggio, perdo la fiducia recentemente acquisita nell'homo, nicchio, e mesto e modesto (cit.) estraggo l'abbonamento mensile della metropolitana. E la poesia? Non esiste. Ascoltiamo un po' di Lucio Battisti, che almeno lui mi capisce. E ora ciao, ciao, che è tardi, e devo disfare le valigie. Ah, fa un freddo da neve, e non è escluso che la coltre bianca che ami i primi 5 minuti e odi gli altri 50000 possa venire giù già questa settimana. La mia finestra sul tetto prega che ciò non accada.
 
posted by bito at 00:23 | 4 comments
11 ottobre 2007
vienna parla una lingua che non conosco, vienna rompe gli indugi e inizia a raffreddare l'aria, vienna stringe i tempi, porta ad allungare i progetti, salta il fosso. vienna fa stringere mani ma non concede baci sulle guance, vienna dispone di una vasta scelta di cibo fritto, vienna e i suoi taxi, vienna industrial, vienna con le infradito ma l'alito sbuffa. vienna vede ragazze delle scuole fumare figarette nei vicoli, vienna coi kebab, vienna da internaufrago, vienna che un po' di dolore non ha mai fatto male a nessuno. vienna si riempie di freak e di dark, vienna piena di mark, vienna è un bambino con le orecchie da kirk, vienna con le sue laute offerte di pork. vienna non sbatte le palpebre da un minuto, vienna per gli alcolisti latenti, vienna coi tacchi alti, vienna vestiti agghiaccianti, slanci di generosità, vienna andiamoci su dietro, vienna e sei il tipico italiano, vienna spaghetti bolognes(e). vienna paghi 7 euro un panino, va benissimo ti chiedono? ma no, però è vienna. vienna ha i suoi giardini, vienna e la memoria, vienna con le righe, vienna ed i costumi e vienna con la pelle arrossata. vienna senza le bandiere. vienna beve due birre, vienna succo d'arancia, vienna si innamora, vienna si accalora e si sveste, vienna fa il mimo e ringrazia per gli spiccioli. inchino. vienna che fa silenzio alle 22 e poi pensa, vienna nelle periferie, vienna alzi il telefono, vienna finestre chiuse, vienna facce stanche. vienna che c'hai l'influenza e semplicemente decidi di non avercela più, vienna perchè poi non ce l'hai più. vienna dà poteri insospettabili, vienna series of dreams. vienna è non dire niente di stupido, vienna allora è meglio se taci, vienna non ricorda, vienna si ripiglia, vienna apre parentesi. vienna e trovi spazi, salti i koopas troopas, ti fottono i temibili goombas, vienna si dà da fare, vienna è dimostrare, vienna piena di vespe, vienna e le slappe celesti, i maestri del travestimento, l'arte contemporanea che poi è design? vienna e le rassegne, vienna tante idee, vienna puntine sulle carte, vienna usa il blu, vienna con il pass. vienna si nasconde dietro un dito (medio, tra l'altro). vienna c'ha i piedi stanchi, vienna è sentire forze in saccoccia, vienna e jens lekman, vienna si affaccia, vienna che il caffè si prende in agenzia perchè è gratis. vienna con le cuffiette, vienna è cedere il posto a sedere. vienna quando tiri fuori i ricordi, vienna per salutare, vienna buon volo, vienna appoggi la testa stanca, vienna 7.50. vienna stordisce. vienna prepara, vienna avverte. vienna dorme.
 
posted by bito at 20:53 | 9 comments
06 ottobre 2007
Il mio lavoro mi piace. L'unità comunicazione e relazioni con l'esterno è vivace e chiassosa, dalle 9 alle 17.30 i comunicativi producono sostanza ma pure grasse risate, aggiustate da tazze di caffè prodotto con una macchina dalla complessità esoterica. Dicono che la mia sia, delle 3, l'unità migliore come possibilità di "darsi da fare". Ela, la mia capo, mi guarda, poi dalla scrivania di fronte mi manda una mail che io leggo dopo 5 secondi. Questo per non perdere tempo e non fermare il lavoro. Questo per dire la mostruosa professionalità di Ela. Comunque: stiamo organizzando, o meglio si sta organizzando *anche grazie al mio apporto* una conferenza / workshop / tavola-rotonda sulle dinamiche sanitarie delle donne appartenenti alle minoranze rom in Europa, che avrà luogo a inizio dicembre a stoccolma. Io sto seguendo i contatti, scrivendo, leggendo e fornendo geniali intuizioni alla prodigiosa Ela, che ora mi chiama per nome, ride, si preoccupa del mio stato di vagabondaggio tra ostelli e insomma stiamo diventando amici (cit.). Sono stanco, queste ultime settimane sono state chiaramente molto faticose e avrei voglia di fermarmi, ma ora non si può e allora ci si dà sotto. Di ironie sui miei diritti fondamentali e sul mio diritto alla casa ne ho sentite già parecchie, ed in effetti fa tutto piuttosto sganasciare, ahr ahr. Ho visto alcune case. Mercoledì un appartamento abitato da 2 ragazze austriache piuttosto algide e funamboliche che hanno deciso di prendersi un'altra ragazza austriaca -ci scommetterei- algida e funambolica. Ieri sono stato sorprendentemente contattato dal moroso di Yuzang, ragazza giapponese a cui avevo mandato una mail dopo aver visto un annuncio su un sito. Arrivo nella zona prater di vienna ed il cielo sopra di me è nero come la pece o come i piedi di Jaak quando pagliacciava scalzo in sud africa. Seguo la mappa piegata in 8 che mi ero stampato in ufficio, finisco di fronte ad una stazione dei treni interna alla città e mi guardo intorno. Alberi spogli, pozzanghere, stracci alle finestre, corvi che gracchiano. Il raccolto sembra gramo. Un cavallo nero scalcia all'orizzonte. Arrivo di fronte a questo edificio bohemien e noto che al piano terra c'è un bar che si chiama BAR TROJA. Porca paletta, penso. Suono il campanello e scende Ahn, moroso di Yuzang. Mi fa cenno di entrare. Salgo le scale, Ahn parla, parla, mi spiega che Yuzang non sa l'inglese ma solo il tedesco, che però la casa è moderna, che il box doccia fa più comodo averlo direttamente in cucina così metti che hai poco tempo puoi far saltare le uova in padella tra il primo ed il secondo shampoo. Il water? Sulle scale, ma la chiave "ce l'abbiamo solo noi" (cit.). Poi mi guarda, sorride e dice: "questa è una zona tranquilla". Non riesco a sentirlo bene perchè in quel momento passa il treno merci che porta l'acciaio proveniente dalla Ruhr. Deglutisco piccato e penso *Tu, Ahn, c'hai la faccia come il culo*. Nomen omen, dunque. Oggi ho visitato casa di Nina, ragazza tedesca portatrice sana di una vaga somiglianza con Moana Pozzi, che affitta camera sua in una casa bellissima tra novembre e gennaio, tre mesi. Se me la concede la prendo, e mi arrangio per il resto di ottobre e per febbraio. Tra parentesi: ho notato -e scusate se non ci avevo fatto caso prima- che le ragazze del centro-est europa hanno dei polpacci veramente importanti, roba che se mettono dei pantaloni a zampa addosso a loro diventano a tubo.
Sono in questo ostello carino e pitturato di viola. Oggi mi sono perso per Vienna ed era un po' quello che volevo. Tutto quassù ha un sapore molto vivo: Vienna sembra chiedere molto, ma questo cercavo.
 
posted by bito at 17:06 | 6 comments
02 ottobre 2007
La mia scelta di optare per l'umiltà prendendo il treno invece dell'aereo si è rivelata subito una stronzata. Arrivo alla stazione di bologna con un'ora di anticipo carico di valiggie, guardo il tabellone delle partenze ed oltre a non scorgere la scritta "bito io e noi tutti ti amiamo" non scorgo neppure la ben più importante scritta "wien 22.23". Penso ad un errore dell'ometto del tabellone, questo ometto che nella mia fantasia sposta manualmente le tesserine con perizia ed efficacia, mi siedo e penso. In realtà temo. Taglio il mio sovrappensierismo e mi dirigo tremebondo dall'amico bigliettaglio, sorrido e dico senti, vienna? Lui mi guarda e suda. Suda. Io lo guardo torvo attraverso il vetro sporco, ma il mio sguardo si incrina di fronte al suo sincero dispiacere. C'è uno sciopero, mi dice, e a momenti piange. Io sono lì lì che sto per incoraggiarlo, e daje vorrei dirgli, ti stringo amico bigliettaglio, ma poi perdo la bontà d'animo e mi incazzo. Ma non era annunciato! sbotto, mi indigno, reclamo. Poi penso che se gli scioperi fossero sempre annunciati, lo sciopero come forma di protesta pacifica non avrebbe zzenso, e dunque a che pro? Do ut des? Sine qua non! Insomma abbraccio la causa dei ferrovieri, non ne conosco i dettagli ma almeno abbraccio qualcosa in questo momento così instabile di partenze e ripartenze. Scelgo la quiete, mi chiudo in una non-comunicazione kierkegaardiana grazie all'ipod e aspetto. Scopro che ci daranno un bus sostitutivo fino al tarvisio, partenza un'ora dopo il previsto, poi arrivati al tarvisio si prende un treno. Il bus arriva con la flemma che ti aspetti, io salgo, dormo il sonno dei giusti, arrivo al tarvisio ma non c'è nessun treno ad aspettarci. La causa dei ferrovieri trova in me un sostenitore ormai tiepido. Conosco Veronika con la kappa, austriaca di Graatz, e dico grazie perchè almeno smetto di fare l'asociale anaffettivo e parlo con qualcuno. Dopo 2 ore arriva un altro bus, mandato dall'austria perchè "italianen tanto casino" (cit.) e per fortuna che ci salvano loro. Arriviamo a Villach quando sono le 8, ed i bar sono ancora chiusi. Finisco non so come in un pub, in attesa del treno per vienna. Veronika piglia una birra, io un caffè. Sono intimorito da una donna che beve birra, alla mattina. Aspettiamo il treno, i testicoli ormai hanno smesso di trottolare, ho esaurito l'energia cinetica. Saliamo in un ottimo convoglio, ma nel nostro scompartimento dopo poco arriva la tipica madre con i tipici figlioli che vogliono giocare ai videogames, ed io li odio, con quei videogames zapposi! Vi odio, videogames! Saluto Veronika, che se ne scende in un paesino da cui poi prenderà un altro treno. Saluto col pugno chiuso il capostazione, il mio essere -nonostante tutto- ancora solidale alla lotta dei lavoratori dei mezzi su rotaia viene premiato da un sorriso iperbaffuto. Vienna mi accoglie con un caldo maialo, da non crederci. Chiamo un taxi, si ferma un signore coetaneo di mike bongiorno, mi apre la portiera, e come uno schiaffo mi invadono le note di fotoromanza di gianna nannini (più o meno dalle parti di "il tuo amore è un gelato al veleno" (cit.)). L'immagine di questo gelato mi ha sempre turbato e continua a farlo. Arrivo all'ottimo ostello, saluto tutti, bello per da bono, faccio un giretto, scrivo due cose, guardo il letto e crollo. La mattina mi sveglio un po' agitato. Prendo la metro che già conosco a menadito per i miei ricordi di 17enne, e infatti mi perdo. Arrivo comunque con un anticipo esagerato, decido di esplorare i dintorni di rahlgasse e del palazzo dell'agenzia, finisco in un simil-ikea, ma io non c'ho una casa, penso, e dunque esco. Si fa una certa, entro nell'agenzia, passo il solito controllo di rito e mi accomodo in una stanza adibita alla nostra accoglienza. Qui mi aspettano già i miei colleghi tirocinanti, che con mia grande sorpresa si rivelano essere 2 tedesche, una rumena e una polacca. Basta così? Enola, la responsabile, mi informa che arriverà una sesta persona. Un maschietto spagnolo, portoghese, greco, inglese? No, una ragazza russa. Ah. Dopo la presentazione dell'attività della FRA, mille cartelline regalo, ottimi gadgets, domande e dubbi, il giro dell'agenzia, 3 piani a presentarsi ogni 10 secondi, bottigliette d'acqua e caffè lunghi arrivo all'unità di comunicazione e relazioni con l'esterno. Qui conoscerò il mio tutor, con cui condividerò l'ufficio. Mi aspetto, per una sorta di compensazione, un arcigno funzionario finlandese, un pragmatico professionista belga o un calvo crumiro danese. Ma ela c'avrà poco più di 30 anni ed è della repubblica ceca. Con lei parlo a lungo e mi spiega un po' di cose. Poi risponde al telefono, chiama, scrive, io mi sistemo, mi acquieto, guardo in giro. Si fa tardi, esco dall'ufficio, vienna si accende con luci limpide, scrivo a sandro per beccarlo e lo aspetto davanti alla stazione della metro di museumquartier. Qui mi accorgo, cercando sandro tra le facce della gente, che tutta la gente maschia è davvero uguale a sandro. Quando alfine arriva l'originale e inconfondibile, ci si abbraccia e si va a bere una birra dove presumibilmente l'avevamo bevuta anche 7 anni fa. Vienna inizia così, di fretta, o di prescia. Io le corro dietro, a polmoni aperti, con tante frasi corte per starci dietro col respiro. C'ho un ottimo numero austriaco, la compagnia non è più l'insuperabile SAFARIcom kenyota ma una positivissima YESSS (con tre S). Mah. Se volete il numero, scrivetemi un emilio. A presto... presto.
 
posted by bito at 08:52 | 9 comments