01 marzo 2008
passeggiavo per casa, e c'era quel silenzio assoluto a cui vienna mi aveva abituato la notte, neanche fosse una casa in mezzo a una valle. il termosifone del bagno aveva ripreso a funzionare da che era risalita la temperatura, era andato in letargo durante l'inverno beffardo, e ora nel cesso faceva 47 gradi, con l'acqua della doccia che ticcava sulle spalle e *me pareceva* fredda. ho svuotato il frigo della roba *passata di là*, ed è rimasto straordinariamente poco, *aldiquà*. birre a metà, l'aspirapolvere, il tirare le sette, i passi snocciolati, uno del piano di sotto che mi ha sempre chiamato mario. notizie tragiche proveniente dal sud africa. lento, leeento. siamo andati a visitare il campo di mauthausen, vicino a linz, durante il viaggio di andata abbiamo ascoltato rock me amadeus e in quello di ritorno abbiamo cantato you're the devil in disguise con una certa foga, per scacciare quella quiete che ci turbava e investiva. avevo fatto foto, ma le ho cancellate inavvertitamente la sera dopo, mentre in un bar coi colleghi mi bevevo un flying kangaroo. erano foto gelide, e per certi versi penso che sia meglio così. ela mi ha invitato a pranzo, poi mi ha pagato una cena, poi mi ha regalato un libro. mano a mano che si è sciolto il distacco del "collega che impara" siamo stati più vicini. tutto febbraio è stato fatto di episodi, alcuni molto significativi, altri forse solo evidenziati dalla mia maggiore cura, maggiore attenzione. non ho avuto e non ho uno straccio di malinconia, perchè è stata una corsa in cui verso la fine i piedi non facevano più male, l'aria era più tiepida, la gola meno secca. ho ascoltato un sacco di parole che ricorderò, preso giù tanti nomi, ho delle porte già aperte e alcune altre a cui devo bussare. ho grande tranquillità, ogni piccola prova porta in dote una sporta di serenità, di coscienza se vogliamo, e io ho provato ad accorgermi/essere accorto, non giudicando perchè come diceva la FainA, "TU puoi dire solo quello che faresti TU", e fare un giro nelle scarpe degli altri non sempre si può, figuriamoci se poi porti il 45, insomma cautela/insomma cautela. eh, eh beh mi diceva fred e rideva perchè noi italiani riempiamo le frasi di eh eh beh cioè sai com'è cos'è e noi romagnoli, aggiungerei, pure di ciò, a-s-s-o-l-u-t-a-m-e-n-t-e intraducibile. ora la mia lista interna per "malinconia, no grazie" (semicit.) ha preso percentuali bulgare, in me, ma una corrente minoritaria ha opposto resistenza durante l'abbuffet finale, che io vedo gli occhi lucidi e come fosse singhiozzo, mi muove, lo siento, definirei la lucidità oculare altamente contagiosa. sono andato via presto, tenendomi il cappotto chiuso con le mani, salutando con un sorriso e un ciao in italiano. io non so che altro dire, è stato un pacificarsi per alcuni versi, un infervorarsi per altri, sempre a camminare, sempre a testa bassa per mantenere alto il livello di umiltà senza rinunciare all'idea che intorno ci sia tanta tanta luce.
 
posted by bito at 16:49 | 24 comments