
Come sfondo del desktop ho uno scatto di alberto. Sulla destra, in basso, un fuoco. Poi, da sinistra verso destra, viola, giorgio che suona rapito e martina che beve vino, anch'ella rapita. Poi le gambe di qualcun'altro. Ogni tanto guardo le foto di quest'estate e mi sembra che anche loro vengano da *altrove*. Ma su questo torno dopo.
Domenica mattina sono andato a messa nella chiesa del campus. Il rito è all'incirca protestante, con delle differenze (stranamente) e la religione deriva (non so quanto) dalla chiesa calvinista riformata d'olanda. Durante la domenica la chiesa celebra 3 messe: una in inglese, una in sotho e una in afrikaans: indeciso sul da farsi, conoscendo e parlando sia sotho stretto che afrikaans ma con un forte accento del sud, ho optato per l'inglese. La chiesa è enorme e per l'inglese è vuota, circa 20 studenti, ambicolour. L'inglese qua è un prodotto che non tira. Funziona così: arrivi prima dell'inizio e il potente impianto audio della chiesa trasmette power-ballads pre-registrate, per intenderci tipo bon jovi, che però hanno tema religioso. Batteria, chitarra elettrica, pop-songs insomma. Un mio vicino di sedia mi ha detto che le mettono "per far sentire a proprio agio le persone". Poi inizia la funzione. L'altare non c'è, ma c'è una specie di PALCO. Qui un ragazzo e tre ragazze, armati rispettivamente di chitarra acustica, chitarra elettrica, tastiera roland e microfono cantano 4 canzoni. Il testo scorre proiettato su un muro. Un po' karaoke style. Il tema è religioso ma lo stile è ancorato ai canoni brit-pop di metà anni 90 (ricordate la guerra oasis vs. blur?). Ad un certo punto inizia una canzone, e dentro di me dico "non può essere wonderwall" ed infatti non lo è. Ma ho avuto i brividi sulla schiena pensando ad una cover col testo modificato. Poi il reverendo, un ragazzo sui 35 senza tuniche o vestiti particolari, vestito in giacca di pelle e polo blu, inizia una lunga omelia che E' la messa. Riesco a seguire, racconta di un viaggio col 4x4 verso Cape Town in cui ha preso una scorciatoia e si è perso... insomma è una similitudine. Interessante, davvero. La gente segue in rigoroso silenzio. Per concludere, un'altra canzone. La tipa con l'elettrica osa di più e nei ritornelli attacca con prudenza il distorsore. La prossima settimana proverò la messa in afrikaans, è di sera e la chiesa è piena, la gente è divisa per studentati... da vedere.
Sono stati giorni fitti. Ho parlato tanto, nel centro di ricerca e fuori, il mio inglese incomincia a sciogliersi anche se quando parlo Elsa la mia vicina di casa ride come se parlassi toscano, ohchettuddici Elsa. Non assomiglia più all'hindi di Shai, o almeno non così tanto. Una ricercatrice si è spinta oltre, "your english is so good, where did you learn it Màttio?" L'ho guardata fissa e non ho trattenuto un "che cavolo stai dicendo" (cit.) facendo la bocca a cuore tipo Arnold (quello del telefilm anni 80 alto uno e quaranta che alle scorse elezioni governative della California ha sfidato Sfarzenegher ED HA PERSO, ma io ti avrei votato, Arnold). Il mio lavoro procede con profitto, scrivo, leggo, anything goes. C'è stato un momento, venerdì mattina, in cui l'ufficio si è fermato per un tè globale, tutti compresi. serviva per presentare la mia persona e per celebrare il compleanno di tre ragazze che, come ha detto Christo (un ricercatore), "are getting old" (cit.) E' andata bene e a parte le mani improvvisamente tumide al momento del discorso di ringraziamento (non ho potuto giocarmi la poesia declamata durante la cena al laghetto del sole, quella sulle canottiere da nerd) e la mia atroce maglietta gialla teddybear loves teddyboy, me la sono cavata. Al centro sono tutti ottimi con me, mi vogliono far mangiare, mi riempiono di caffè acquoso e mi sento bene. Italiano=creatura strana, non pervenuta quaggiù in sud africa. Perlomeno a Bloemfontein. Ma anche loro sono strani forte. L'altro giorno sono andato con Jaak al supermarket vicino a casa per prendere qualche vettovaglia, compresi i molto buonissimi biscotti romany cream, product of south africa. Mulino Bianco, please import them. Mi sono soffermato sul reparto magazines, settimanali e mensili. Cercavo una rivistina di musica. Ho contato: 9 riviste di pesca, 3 di animali di cui uno specificatamente dedicato al mio amico cane *sudafricano* (ma che, c'hanno la nazionalità i cani? Brando sarebbe un profugo apolide, tanto è scalcinato) e uno ai cavalli di razza, 2 riviste di skateboard di cui uno per coloro che si riconoscono nel "christian youth lifestyle", una smodata quantità di riviste di gossip, alcune riviste con tema finanziario, 1 giornale per coloro che vogliono perdere peso con in copertina ex-obesi ora definitely better, 5 riviste di cricket, 1 di pompamento muscoli, 4 di rugby, 3 di golf, 1 di calcio locale, computers, tecnologia, fotografia. Dov'è la musica? "But what kind of music?" mi ha chiesto perplesso un impiegato del supermarket. Anche la tarantella mi andrebbe bene, man. Mi sono comprato una rivista di f-o-t-o-g-r-a-f-i-a. Mai fregato un cazzo.
Sabato niente lavoro, si va a spasso. Ho girato tutto il giorno con Jaak, ho trovato due posti in cui fanno il caffè italiano, ma lavazza è impronunciabile quaggiù. Elsa mi vuole portare al Mystic Boer (traducibile come "contadino mistico") locale underground (ci potrebbero suonare i Killers, lelacchio) in cui la gente è cool e non razzista come al Workshop Roadside. Non è il suo giorno, Elsa. La giornata prende la piega della riflessione sociopolitica, ovviamente si parla di apartheid, mi fanno leggere articoli di riviste locali e mi riportano esperienze di studenti, che è la cosa più interessante. Bloem ha uno dei campus in cui le cose sono MENO cambiate da 12 anni in qua. Uno dei 13 studentati portava fino a 2 mesi fa il nome di colui che è considerato l'architetto dell'apartheid (primo ministro negli anni 60, un infame politicamente ed umanamente parlando), lo slogan è ancora "difendi la tua identità" e in questo studentato stava Jaak, che non ci sta più lì dentro, e a sentirlo parlare capisco perchè. Mi dicono che nel campus c'è tensione, e io questa tensione non la sento su di me perchè non vivo "da dentro" l'ambiente studentesco, stando coi ricercatori, ma la vedo nei gruppi separati, nell'aver avuto alle elezioni un'associazione studentesca all white contro un'associazione studentesca all black, nell'aver contato in 10 giorni solo 3-4 studenti di due colori diversi stare insieme e parlare. Jaak è molto disilluso. Le cose cambieranno anche qua, mi dice, ma chissà quando: poi triste prende su la sua reflex e va a fotografare i fiori che sbocciano ovunque nella nostra strada.
Sabato nel tardo pomeriggio parlando con Elsa, che voleva fare la gradassa con me perchè beve molta birra, mi sono accorto che in 10 giorni qui avevo bevuto solo una birra -E A CASA DEL VAN, parliamone- e allora ho fatto un giro fino allo spaccio e ho comprato un vino rosso sudafricano molto buono. Altre cose fatte: fatto bucato, preso libri a prestito sfidando a mani nude la burocrazia, fatto foto, fatto tifo per il sud africa durante il tri-nations (ma ora speriamo di castigare la francia del calcio mercoledi sera), fatto ordine, fatto barbecue in giardino (che qui è un'istituzione e si chiama "braai"). Sabato sera mancava giusto la chitarra, ma c'erano le stellucce. Si stava bene con la maglia a maniche lunghe, gli operai non lavoravano più dietro casa e c'era silenzio e la luce di due lampadine aiutava la brace a illuminare un po'. Non mi sentivo più altrove, ma sotto un cielo capovolto. L'ho guardato storto e mi è sembrato lo stesso di sempre.
"se tutto questo cielo stesse in una cartolina vorrei spedirla a chi ho lasciato solo" (cit.)
A presto, presto.