14 novembre 2006
Signore, signori.
E' iniziata la mia penultima settimana a Bloem, accompagnata da scrosci improvvisi d'acqua che almeno per un po' calmano la polvere. Ultimi sgoccioli di permanenza in questa regione piatta e arida che è il Free State, oramai, ed anche il Van ieri mattina mi ha detto che "time is running out" (cit.), vai a vedere che è un fan dei Muse. Sto mettendo insieme le mie cose, sia quelle che stanno su fogli di carta e su audiocassette da 60 minuti (ché con quelle da 90 il registratore si inceppa), sia quelle che stanno impresse in fotografie, sia quelle che staranno nella mia testa per un po' e forse se ne scapperanno via piano insieme alle cellule cerebrali più deboli, quelle di cui parlava Nico. L'estate bussa che fa un gran casino, quaggiù a Bloemfontein, e ci sono dei pomeriggi che sono così caldi che ti verrebbe voglia di mettere i cubetti di ghiaccio nel caffè, e c'ho paura che il portatile attaccato a quella presa traballante del mio ufficio si squagli tipo la playstation di Nesta. Come la Bologna di fine giugno, bollente e con l'asfalto che ti si attacca alle scarpe, anche Bloem si è svuotata. Nell'aria oltre alla polvere c'è pure un sentore di vacanze, anche se per me quest'estate ha la data di scadenza e sarà una scadenza improvvisa ed improrogabile, 6 dicembre, mica come quello yoghurt alla banana comprato ieri chepperò era scaduto il 2 novembre (ma mosso da orgoglio me lo sono mangiato lo stesso, fermenti lattici all'attacco!!! (autocit.)). Mi trovo a sudare in questa mia seconda piccola-estate, recuperando ciò che avevo perso quando a fine agosto mi ero catapultato in una casa in cui il respiro faceva le nuvolette e mentre ti lavavi i denti c'avevi le stalattiti di ghiaccio che ti scendevano dal naso. Sono entusiasta per le mie cose, contento per il lavoro anche se queste due settimane bisogna darci sotto e lavorare fino a notte tarda, che quel capitolo lo devo finire, e mi sono pure affezionato a Brando, cane scalcinato, che poveretto c'ha il pelo grigio perchè è vecchietto e quando per farlo giocare tiro il copertone che c'è in giardino Brenda lo sovrasta. Nel mentre si progetta il viaggio per Cape Town, che inizierà il 26 novembre con la Mazdamobile di Joris: Cape Town 1010 km in questa direzione, dice un cartello vicino a casa, e sembra una presa per il culo. Proveremo a percorrerli in un giorno in quello che sarà un giorno LEGGENDARIO, partendo la mattina presto con il buio e cercando di evitare di soccombere cotti nella lattamobile, che non c'ha aria condizionata o pugnette varie ma speriamo che almeno i freni funzionino bene. Si guiderà in mezzo alla regione del Karoo, sul lungo nastro grigiastro che collega le due città, passando attraverso paesotti di poche anime in cui ci fermeremo per sgranchire le ginocchia e bere una Cream Soda. Per quanto ho letto e ascoltato il Karoo è una specie di deserto ma nettamente più glamorous, una strada che ogni sudafricano che si rispetti ha percorso con qualche amico in un qualche momento holdeniano di formazione, cercando di raggiungere il prima possibile le spiagge vicino a Capo di Buona Speranza. Dante descrive il paradiso terrestre come una montagna piatta vicino al mare, sotto le stelle del Sud, e tanti credono di riconoscerci le table mountains accanto a Cape Town, un miracolo della natura che quando in agosto planavo con l'aereo mi sembrava di sognare (e considerato il mio sonno in quel momento non mi sento di escluderlo). Paradiso terrestre dantesco oppure no, spero di trovarci qualche altra cosa da portare a casa, anche se come un bambino grasso pieno di lego e videogames sotto natale non saprei davvero cosa chiedere, forse un implacabile senso di tolleranza verso l'ignoto (che fa sempre comodo). Stiamo cercando un alloggio, vagliando qualche casa studentesca lasciata sfitta o una guest house per sdudendi squaddrinadi. Alle brutte sono determinato a fare il bucato tuffandomi coi vestiti addosso nell'oceano gelido, trattare il prezzo del cibo con avventori disperati e chiedere una notte di ospitalità gratuita a ragazze compassionevoli. Nel frattempo, e questo ve lo dico perchè l'ho appena letto, a Cape Town c'è un ristorante italiano che si chiama "Col Cacchio". Muhauahauahaua scusate. Un pericolo insidioso per viaggio e soggiorno potrebbe risiedere nella temibile sfiga di Joris, che ben più seriamente dell'arcinota sfiga di Feccia (figura sciagurata delle mie estati marittime, qualche anno fa) continua a colpire implacabile. Dopo il dente del giudizio che lo costringe saltuariamente a parlare per ideogrammi, la febbrA che lo aveva ridotto a letto (che per lui è pure corto, Joris è quasi 2 metri) e la macchina che gli avevano fottuto ma per fortuna ha riavuto indietro, Joris ha pure tanato un suo compagno di casa che gli fregava i soldi dal portafoglio, più di 100 euri in totale. Joris qualche settimana fa si era accorto delle misteriose sparizioni di alcune banconote ed aveva incominciato a prendere nota di ogni spesa: poi, ormai certo, sabato ha aperto l'acqua della doccia, ha chiuso la porta del bagno, è uscito improvvisamente ed ha zigato il soggetto truffaldino in camera sua. La confessione è giunta inevitabilmente rapida, ma che tristezza, rubare ad un compagno di casa. Tipo rubare in chiesa. Mi viene da sbottare un "a questo punto, professoressa, io mi chiedo che valore ha la vita di un uomo" (cit.)
In questi giorni avventurosi non sono successe troppe cose. Sono andato a correre, per regalarmi un po' di meditazione senza capo nè coda in costose scarpe da running. Mi sono sentito protagonista di un'avventura che neanche Real Tv con quella musichetta intrigante riuscirebbe a rendere interessante: ho trovato un sausage dog (bassotto, ma mi piace di più la traduzione letterale) vicino ad un incrocio, visibilmente smarrito. La mia attività di salvatore di cani salsiccia si è spenta al terzo campanello, quando è comparso il padrone. Ho mangiato intrugli con burro e cinnamon preparati da Elsa. Jaak, tornato a Bloem per dare gli esami, mi ha parlato entusiasta del suo innovativo metodo di power studying (10 minuti di studio mega concentratissimo e 50 minuti di pausa, invece che 50 minuti di studio e 10 di pausa), incensandolo ed autocelebrandolo (il power studying è la più grande trovata dai tempi del pane pre-tagliato a fette (cit.)). Mi ha inoltre fornito dichiarazioni su cui riflettere prima di dormire, sentenziando davanti ad un telefilm con protagonista un omosessuale asiatico "un cinese gay: semplicemente il peggio" (cit.). Una mattina ho scattato qualche brutta foto ai pennuti dal lungo becco che copiosi affollano le aiuole, in queste mattine fresche. Mi godo la quotidianità di Bloem, sapendo che quando vivi la quotidianità di un posto inevitabilmente lo capisci un po'. Come diceva (più o meno) in un'intervista della scorsa settimana Tom Waits, una delle voci più sgraziate ed ineducate che mi muova stomaco e cuore, "la vita in mezzo a tutto questo silenzio scorre diversa ogni giorno, come se si stesse sulla torre di controllo di un aeroporto: momenti di noia mortale, momenti di paura assoluta. a volte la barca è piena di pesci, a volte sei in cerca della tua fede nuziale in fondo all'oceano, a volte il vento soffia così forte che quasi ti strappa la pelle dal viso. qualche volta si fa festa, altre volte c'è carestia. ci sono giorni in cui la mia vita galleggia su un petalo di giglio".
A presto, presto.
 
posted by bito at 09:04 |


4 Comments:


At 11:41, Blogger YourGlassMousE

Ciao teo.
Volevo solo ringraziarti per il tuo "abbraccio".
L'umore è comunque buono.
Come ho detto ad un'amica, l'unica certezza che ho è che lassù non si potrà più ammalare perché in paradiso le malattie non esistono, giusto?
Ricambio l'abbraccio.
Sono un tuo fido lettore...
... ma questo già lo sai.
A presto!!
E grazie ancora.

 

At 18:38, Anonymous Anonimo

Sapevo che non ti saresti perso l'intervista a Tom Waits :-) Sei carico per l'uscita dell'album triplo?