17 ottobre 2006
Da qualche anno ho compreso che nella vita non sempre c'è un vero vincitore, ma spesso ce ne sono tanti fasulli. Visto che in questo tempo sbandato atteggiarsi sembra avere lo stesso valore dell'essere e che nessuno ci sta a perdere, tutti, se possono, reclamano la vittoria per sè. Talvolta si vince insieme, più spesso si perde insieme. A volte il vincitore viene osannato, altre volte denigrato, quasi sempre invidiato. Una delle poche certezze che mi rimanevano è che nello sport qualcuno vince, e la portata della vittoria è chiara, simboleggiata da un risultato o dall'evidenza. Cosa non rara per davvero, mi sbagliavo.
Tutto è iniziato con un risveglio convulso, dovuto a qualcosa di appuntito e fastidioso che mi pungeva nei pressi del sedere. Dopo aver ispezionato la zona con cautela, avendo appurato l'assenza di mosquitos o oggetti acuminati, mi ero raccapezzato. Trattavasi di un attacco insopprimibile di sensodicolpite. Il giorno prima avevo perso tutto il pomeriggio attendendo, in un ufficio kafkiano, che Joris rinnovasse il visto (cosa che tra l'altro non gli era riuscita). Era venerdì 13 e me lo dovevo sostanzialmente aspettare, ma sono un ottimista e speravo come sempre che la sfiga colpisse quello dopo di me. Com'è come non è, ero scomparso dall'ufficio a mezzogiorno ed un quarto biascicando "vado a mangiare qualcosa" ed ero tornato alle 4, pezzato in zona ascellare e con l'ufficio pressochè deserto perchè -si sa- venerdì pomeriggio il virus (contagiosissimo) della fancazzite colpisce un po' tutti. Venerdì sera avevo quindi preso una sofferta ma doverosa decisione: vado in ufficio anche domattina, nel trepidante sabato della finale di rugby. Avevo puntato la sveglia alle 7 come al solito ma mi ero svegliato un po' prima, ansioso di dimostrare un prodigioso attaccamento al lavoro (oppure semplicemente punto nel culo dalla sensodicolpite). Colazione flash ed ero per la strada. Le bandiere non si contavano e tutto mi faceva girare le palle. La gente che urlava. La brezza che brezzava. I bambini che correvano. Il vento che muoveva foglie disegnando traiettorie fastidiosamente irregolari. Il sole che scintillava. I braai alle otto meno dieci di mattina sui marciapiedi. Il campus deserto. E soprattutto... l'ufficio chiuso serrato. Un evento imprevisto significa nuove opportunità. Sedato il mio senso di colpa e compreso quanto insignificante fosse quell'inconveniente nell'ottica di una concezione eliocentrica dell'universo, dopo una rapida capatina nel computer lab ho deviato verso il Waterfront, direzione stadio. Perlomeno scatto qualche foto, ho pensato, così la regalo al Van. L'atmosfera in giro era incredibile, molto mitteleuropea (questa.è.per.saldare.una.promessa-cit.). Ognuno era già truccato di arancione o di blu, ogni macchina esponeva una o più bandiere e la città, ed i semafori, e le finestre, ed i lampioni erano completamente addobbati. Ogni tre secondi pensavo che sfiga non aver trovato i biglietti. Ma le buone notizie diventano ottime quando sono inaspettate. Mentre bevevo una coca in un bar guardando le figure di un quotidiano in Afrikaans, il telefono ha trillato. Hello Mattìo. Il Van, col suo vocione, mi portava la buona novella: aveva trovato due biglietti. Avvisato Joris dell'avvenuto prodigio mi sono diretto verso casa del Van, ansioso di mettere le mani sui preziosi tagliandi. Ad attendermi c'erano nipoti, gatti, figli e gente matta, intenta ad effettuare il warmup della partita. Protagonista indiscusso: il whiskey. Dopo aver mangiato qualcosa e parlato con gli ospiti di rugby italiano (più che parlando sarebbe corretto dire "pagliacciando", visto la mia turbata incompetenza in materia) è scattata l'operazione maglietta e cappellino. L'abbigliamento conta -e deve saper contare almeno fino a dieci (cit.)- e siccome non potevo affermare il mio amore viscerale per i Cheetahs attraverso cori ingiuriosi verso la tifoseria avversaria mi volevo se non altro mimetizzare cromaticamente tra i real supporters. Così fu. Dopo aver trattato sul prezzo come neanche Sandro quando si comprò i bonghi in montagnola in quinta liceo, ed aver pagato -comunque- l'equivalente di uno stipendio medio-alto di un operaio specializzato nella regione del Limpopo, ho indossato una splendida polo arancio ed un cheetah cap (ma non quello con le orecchie da cheetah perchè mi vergognavo). Rintracciato il mio posto (non nel mondo, in curva) con tanta fatica, mi sono seduto e guardato intorno. Joris è arrivato dopo qualche minuto, la notizia l'aveva colto impreparato, probabilmente immerso in piscina, o al cesso.
Saltiamo la descrizione della partita, sappiate solo che è stata estremamente spettacolare e vissuta da tutto lo stadio col respiro sincronizzato. Fine tempi regolamentari: parità. Fine tempi supplementari: parità. "Ora che succede?" ho chiesto spaesato ai miei vicini di posto. "Niente, dividono la coppa", mi sono sentito rispondere. Un sorriso e ho visto la mia fine sul tuo viso (cit.), amico boero. Un senso di morte mi ha attanagliato, quella sensazione che ti prende quando una tua certezza si sgretola e fa *crak crok* per terra. Tutti hanno incominciato a muoversi per andarsene. Non era un bluff. Ora potrei parlarvi per ore della mia concezione di sport, la gioia del vincitore, il saper ricominciare, l'esaltazione, le lacrime dello sconfitto, il dolore, la casualità, l'attenzione, la vita. Se è vero, come dice qualcuno, che lo sport è una sublimazione "pulita" della guerra, allora ci sta che non vinca nessuno. Dopo aver guardato Joris incredulo mi sono alzato ed ho sceso qualche gradino. Un vecchio supporter dei Blue Bulls, completamente di blu bardato (e pure biancabarBato), mi ha fermato e mi ha teso la mano. Mentre me la stringeva con forza mi ha sorriso ed i suoi occhi azzurri erano felici. Lì ho capito che (forse) si può vincere tutti, anche nello sport, ma è necessario concepirlo come una festa e non con quel senso di rivalsa che spesso contraddistingue il tifoso medio ("io sono meglio di te"). Fuori dallo stadio tutti stavano insieme, bevendo e mangiando, celebrando i vincitori. In fondo nessuno aveva perso. Storditi per il sole preso in testa tutto il pomeriggio, io e Joris abbiamo camminato a piccoli passi verso casa del Van. La gente si era moltiplicata ed in cortile c'erano trenta persone di cui non ricordo il nome ma le facce quelle si. Erano le 7.30 e stava facendo buio. "Andiamo in un pub fuori Bloem" mi fa uno. "Venite con noi" ci fa un altro. Un caffè ed ero come nuovo.
Siamo saltati dentro il cassone di un pick-up (finalmente ho fatto anche questa esperienza) con altri 3 e abbiamo cominciato a prendere una smodata quantità di aria sul muso. Sfrecciare nel buio profondo di strade senza lampioni con la faccia cotta dal sole, qualche parola scambiata, vibrazioni a nastro e vento in ogni dove non era poi male. SULEMANI! (cit.) che si va. La serata ha regalato innumerevoli perle. Il posto era magnifico. La mia tipica risposta alla tipica domanda "cosa ne pensi del Sud Africa?" è stata utilizzata parecchie volte, sempre nel segno della political correctness, ma da qualcosa si deve pur cominciare. Fa niente se il caffè che ho bevuto insieme ad una birra era il "peggiore caffè umanamente concepibile", e lo diceva pure Ega. Chissenefrega se era di plastica, mi ricorderò di quel posto anche per quello. Dopo qualche ora, con un mal di testa importante ed una giornata intensa pronta per essere archiviata nel mio archivio cerebrale, siamo tornati a casa. E lì, potete scommetterci, ho dormito per tanto tanto tempo.
A presto, presto.
 
posted by bito at 08:22 |


12 Comments:


At 11:36, Blogger Andrej

Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.

 

At 11:37, Blogger Andrej

abbracciamoci forte e vogliamoci tanto bene, perchè oggi abbiamo vinto tutti!! (cit.)
DAJE!

 

At 11:49, Anonymous Anonimo

"Andiamo a Johannesburg, Beppe! Andiamo a prenderci la coppa!"
Ah no, scusate.

 

At 13:40, Anonymous Anonimo

Sono andato a vedere gli offlaga disco pax all'estragon.
che culto.
Hanno tirato al pubblico le cinnamon e i wafer tatranky, ma non le big babol revolution.
quando torni ti ci porto a un loro concerto, mi raccomando

ti porgo i vividi saluti anche da quell'extralarge di bede e da fabione che sguazza a saragozza.

Ciacciao

 

At 16:25, Blogger YourGlassMousE

Ehi taurus, ho corretto subito "l'atrocemente bello" link al tuo blog.
Chiedo umilmente scusa a tutti coloro che hanno visto sparire in un nano secondo tutte le speranze di poter leggere, con le retine umide, i tuoi mosaici letterari che degli antenati scultorici mantengono solo la bellezza e non il tratto "caotico" che li contraddistingue...

"ma in che brutta faccenda mi sono cacciato per farti un complimento un po' piu originale del solito!??!!?"...

Comunque, con Modzilla funzia, e per il tuo consiglio.. "ti ringrazio con gli occhi grandi".. ma non ho risolto il problema.
Boh...
Bot..
Bit..
Bith
Bito!!!

E cmq, la mia squadra del fanta.. si chiama.. "Andiamo a Berlino"!!!

Un abbraccio..
..ora dovrei aggiornare il blog..
con le ultime avventure in quel di Saragoza a la festa del Pilar.
Oh.. ma poi sta festa di chi era!?!?

Un abbraccio.

By Il Doppia-Tori

 

At 13:07, Anonymous Anonimo

Divertente il fatto che con un pareggio ci sia aria di festa come se avessero vinto ambo le squadre, in italia se si pareggia una partita di calcio han "perso tutti" e senz'altro non c'è aria di festa...

 

At 19:23, Anonymous Anonimo

Più che altro, se ci fosse questa regola anche nel calcio, tutte le finali finirebbero 0 a 0: due squadre terrorizzate all'idea di scoprirsi, che palleggiano leziosamente per 120', con qualche finta azione d'attacco in uno contro sei. Come dire: meglio non giocare la finale, piuttosto che perderla.
Invece nel rugby si scannano dall'inizio alla fine, ogni squadra cerca di produrre il miglior gioco possibile e di mettere in crisi l'avversario. Di conseguenza, se dopo tempi regolamentari e supplementari il punteggio è in parità, ciò significa che le squadre si equivalgono, ed è giusto che la coppa venga divisa.

Come dicono gli inglesi: il calcio è uno sport da gentiluomini giocato da mascalzoni. Il rugby è uno sport da mascalzoni giocato da gentiluomini.

 

At 01:51, Blogger YourGlassMousE

Te l'avevo messo nel post sbagliato...
... anche se proba arriva pure a te una mail che ti dice che hai un nuovo commento...
Cmq, per sicurezza te lo posto di nuovo.

Ciao Teo, sono ancora io.
Volevo chiederti due cose:
1) hai un contatto skype?
2) hai un numero di cell o fisso (sarebbe meglio)?

Fammi sapere.

Ps: gia che ci sei, che significa se mi dice che ci sono problemi nel font del "tag"... credo sia questo il motivo dell'errore di impaginazione (solo x internet expl).

Fammi sapere sopratutto per i numeri.
Un abbraccio.
Qui oggi piove a dirotto, ma nel complesso il tempo è il mio miglior "compagno di viaggio".

Un abrazo.

Dai..mandamelo presto..
Ciao bello.

Ah, appena torneremo tutti, cioè a dicembre credo, dovremo assolutamente fare una cena a base di "bananino"... magari proprio nello stesso posto del tuo "lungo addio"...

... che ne dici?

Ygm

 

At 10:42, Blogger bito

cari tutti, vedo che appena si richiamano i mondiali, anche in maniera sottile, vi gasate a nastro. cio' e' buono. bravi.
per ciro: offlaga disco pax, il concerto definitivo. ci andremo sicuro, e approcceremo ragazze nostalgico/comunistre con l'infallibile frase "papino e' tornato". per borio: sei ricomparso, come va? per ste: non ho skype e non ho telefono fisso. ho un cellulare, ma pare che non possa ricevere messaggi dai cellulari tim (non so perche'). cmq il numero e' +27793548065. mi sa che di cene a dicembre se ne organizzera' piu' di una. qua nel frattempo problemi con la delinquenza. ma vi raccontero' in un nuovo post.

 

At 01:53, Blogger YourGlassMousE

h. 01.39

Ho provato a chiamarti, ma la voce di una suadente "chica rubia" (me la immagino così...) mi ha consigliato di mettere giù.
Comunque, poco male...
... il nostro contatto via voce è solo rinviato.
Gia che ci sei, vai sul mio blog e dì la tua sull'interminabile duello tra Maradona e Pelè per la palma di miglior giocatore di sempre.
E spargi un po' la voce.
Un abbraccio.
Doma me ne vado a barcelona con dos amigos...
y no estoy seguro, pero ententaremos que ir a Valencia la proxima semana a mirar el ultimo Moto Gp!!!
Un abrazo.
Ste