03 ottobre 2006
L'altra sera era caldo e Jaak era appena tornato a-a-abbronzatissimo dalle vacanze primaverili passate a casa, nel northern cape. Dopo aver fissato assorto un punto nel vuoto per alcuni istanti mi ha chiesto: "ti va di andare fuori a fare foto?". "Per i fiori è buio", ho risposto in automatico, dando tutto per scontato come spesso mi accade. "Ma io voglio fotografare le LUCI" mi fa. Ancora annebbiato nella testa per i fumi della pasta Zara e non avendo ben compreso che cosa intendesse dire, ho detto "OK" col tono di voce di Forrest Gump quando Bubba gli propone di comprare insieme, dopo la guerra, una barca per pescare gamberi. Jaak voleva fotografare le luci delle macchine creando quelle piccole scie luminose a mezz'aria che spesso si vedono nelle cartoline. Dopo un po' di prove siamo riusciti a fare qualcosa di buono, credo: due sgabelli di legno per tenere la macchina fotografica alta e completamente immobile (l'obiettivo rimane aperto per un minuto circa), punk-aiuola in mezzo a Paul Kruger street, guardami le spalle che io fotografo e via andare. Un piccolo risultato è questo qui, ma dovremo provarci ancora: ciò che ci rende orgoglioni sono le luci dei lampioni che sembrano stellucce.

Forse ce l'ho fatta, ho sconfitto questa forza MALA (cit.) che mi inseriva nella triste realtà del "sei bianco e quindi passi il tempo, ti confronti e ti diverti esclusivamente con altri bianchi". La sconfitta è stata definitiva ed inappellabile (tipo il secondo gol alla germania, andiamo a berlino beppe) quando sabato sera dopo il concerto sono entrato in una specie di disco club nella township in cui ero l'UNICO bianco. Una cosa allucinante e vi giuro che non me lo dimenticherò mai, ma andiamo con ordine.
La serata è stata composta da due momenti: concerto e post concerto. Joy mi è passata a prendere alle 8 con Lengie, un'altra ricercatrice del centro. Età delle due: 30 e 27 anni. Lingue principali delle due: zulu e sotho. La zona delle township è molto povera, ma alcuni locali notturni stanno spuntando ed è un gran bene perchè portano lavoro, soldi e allontanano un po' la miseria. Il locale del concerto ha un nome (al solito) impronunciabile, qualcosa tipo *hsosopoeidi*, e la clientela è mixed. Dico mixed e significa tavoli di bianchi e tavoli di neri, ma è già qualcosa. Generalmente l'età è dai 30 in su. Comunque locale molto carino, ce ne fossero, luci basse e musica dal vivo. Ci sediamo al bancone, il primo degli svariati giri lo offre Joy. Dopo qualche minuto cadono i ruoli, le formalità svaniscono e ci si incomincia a divertire. Risate di gusto e tante cose nuove imparate. Mi piace parlare con loro perchè leggono la realtà in maniera spesso opposta ai molti ragazzi bianchi con cui ho discusso, permettendomi di affermare "esiste ottimismo in questo paese". La verità sta nel mezzo? Preferisco pensare che stia dalla parte di Joy e Lengie, anche perchè mi sto lentamente accorgendo, con grande dispiacere per il mio progressismo idealista, che i più chiusi sono i ragazzi (bianchi) in età universitaria. Una ragazza nel campus mi ha detto: "se qualcuno ti chiede soldi non ne dare. La prima volta ti ringraziano, la seconda ti tagliano la gola." Ed io a rispondergli: "ma scusa, non te la possono tagliare anche se non gli dai un cazzo?". Un brutto vivere per i ragazzi (bianchi) quaggiù, vittime -più che altro- della paranoia. Vedremo se cambierò opinione, ma il Van fa bene ad essere preoccupato di ciò che succede nel campus. Comunque anche l'inglese dopo pochi attimi si scioglie e questo è positivo perchè posso provare a esprimere qualche concetto astratto usando condizionali ed ipotetiche. Come mi ha ripetuto mille volte la mì madre durante elementari e medie, le parole veicolano il pensiero e ci permettono di esprimerlo. Se non le conosciamo, non riusciamo a dare un nome alle cose ed alle sensazioni: estremamente frustrante, ma va sempre meglio.
Il concerto vede protagonista una grassa MAMA con una voce inverosimile, accompagnata da un chitarrista anchilosato -tipo robottino, gomito bloccato e guitarra tenuta altissima, veramente poco rock, della serie: se quando fai l'amore stai messo come quando suoni amico stai messo male-, un bassista piacione con un movimento di anca pericoloso e potenzialmente ingravidante, un tastierista minimale e schivo ed un batterista virtuoso e precisino. Il repertorio è costituito principalmente da vecchi standard jazz riarrangiati e da alcuni pezzi locali. Il tutto è molto molto godibile, la gente spesso impazzisce ed è normale vedere qualcuno che si alza ed incomincia a dondolarsi rapito dalle note di Robottino & Piacione. Ogni volta che sento qualcuno suonare jazz penso che questo genere possa insegnare qualcosa: la musica si costruisce insieme con piccoli mattoncini, spesso improvvisando su uno schema prestabilito ma con ampia libertà, modulando note come si modulano parole quando si parla. Perchè il tutto suoni "rotondo" e "fruttato" (tg5gustocit.) è necessaria una grande coesione, forse un sentimento comune, ed ognuno si insegue senza alzare la voce, senza sovrapporsi, senza prevaricare. Ci godiamo il tutto burlandoci del chitarrista anchilosato e delle espressioni compiaciute del bassista. La mama si prodiga in lunghi monologhi sulla vita di coppia in Africa che generano un'ilarità diffusa, ma l'accento è talmente pronunciato che spesso devo simulare una completa comprensione, cosa -vi dirò- piuttosto frequente per me quaggiù. Quando si fa per andare via penso che la serata sia conclusa. Ma sono stato sciokko: le due mi vogliono veramente sciokkare, e dopo un veloce ripensamento sulla via di casa mia si sterza verso un'altro locale nella township.
Il disco club, facciamo finta si chiami *iskeiaha* sorge in mezzo al nulla e parcheggiare non è il problema principale del luogo. Ingresso libero, locale davvero curato con tutto al posto giusto. Appena entrato mi giro piroettando a 360° e no, non ce ne sono altri. Dico "okkei", penso "che svolta", poi deglutisco tipo paperino quando zio paperone si incazza, mentre le facce della gente mi confermano che è parecchio strano che io sia lì. Sono tutti studenti e l'ambiente è davvero amichevole: diversi ragazzi mi stringono la mano (sempre in un modo diverso, sorprendendomi ogni volta) e sorridono dandomi il benvenuto mentre diverse ragazze mi toccano il culo o strusciano il loro e questo secondo Lengie è un modo per dire "siamo contente che tu sia qui". Grazie Lengie avevo intuito fosse qualcosa del genere. Nota Bene per Andri: se vieni in Sud Africa compri una casa al piano terra, nella township chiaramente, dopo due ore che sei atterrato. La musica copre ma non troppo, si può parlare. Pochi minuti dopo essere entrato ho capito che "si, avevo parcheggiato qui" (cit.), perchè il modo di ballare è completamente diverso e divertente, molto tribale, urletti, claphands, cori da stadio con tutti che cantano, persone in cerchio ed uno a turno che si dimena nel mezzo, gente matta che ride. L'impressione è che qui nella township la disco serva veramente per stare insieme e celebrare qualcosa, con una gioia che non si può fare a meno di notare. Mi ritorni in mente, o bigia discoteca della riviera romagnola stile "tu stai al tuo posto che io sono qua per farmi vedere", in cui lo scopo non è esattamente incontrare gli altri, la musica ha un volume imponderabile, l'incomunicabilità spadroneggia, tutti se la tirano imbronciati e nove su dieci si rompono le palle. Nel seguito della serata chiedo alcune peroni nastro azzurro -qua considerata extralusso, ma a me continua a fare extraschifo- facendomi capire dal barista col mio accento sudafricano artificioso, "nasdradiuri", porto alcuni "brutal fruit" al mango a Lengie ed una coca cola on the rocks a Joy che deve guidare, fraternizzo con un ragazzo con la maglia DAAA MAGGGICA ROMA e dopo un pochetto ancora andiamo a casa belli stancotti. Nel letto prima di dormire occhi sbarrati ed io lì a dirmi: pazzesco.
Jaak domenica pomeriggio mi ha detto "ma te sei matto. io non l'avrei mai fatto. perchè sei andato in quel locale? it's bad man". E io a spiegargli che tutto era al posto giusto, le persone contente che io fossi lì, perchè non ci andate anche voialtri gli ho chiesto io. Ma forse potevo semplicemente replicare come avrebbe fatto Stefano, chiudendo la conversazione col suo accento napoletrentino: "Perchè ci sono andato? PER FAR VERSI!" (finalcit.)
A presto, presto.
 
posted by bito at 08:26 |


11 Comments:


At 10:59, Blogger Andrej

Nota Bene per Bitazza: mio babbo insiste nel volermi cacciare di casa, valuterò seriamente la tua proposta. Tu intanto informati sul prezzo delle case, opportunità di lavoro, opportunità di fi... opportunità insomma.
Distinti daje,
Andrej

 

At 14:10, Anonymous Anonimo

nb: più chiudi il diaframma, più i lampioni fanno le stelline.
addirittura vendono anche i filtri da mettere davanti all'obiettivo per far venire tutte le luci come una stella a 4 punte. kitsch se ci fotografi un paese molto illuminato affacciato su una baia al mare, meno altrimenti

 

At 16:47, Anonymous Anonimo

Tra le tante cose che ti invidio di questa esperienza, la scena pazzesca in discoteca finora le supera tutte.
Mi aggrego al "daje" generalizzato.

 

At 17:53, Anonymous Anonimo

altre novità italiane: il mostro di foligno ha beneficiato dell'indulto. gasparri, castelli e la famiglia delle vittime insorgono, adesso può tornare a colpire, l'indulto fa solo danni come questo.
il beneficio sta nello sconto di 3 anni della pena, da 30 a 27. nel 2023 mi ricorderò di castelli e avrò paura...
prescindendo dalla decisione giusta o no: strumentalizzare un po' meno?
gli altri, intanto, si sono offesi per una canzoncina a presa per il culo di prodi mandata al tg2. del tipo vilipendio alle istituzioni. vabbè.

 

At 18:20, Anonymous Anonimo

In questo caso - al di là delle solite sparate propagantistiche di Gasparri, Castelli e compagnia - il problema non è l'indulto. Il problema è che in Italia è praticamente impossibile che qualcuno sia condannato all'ergastolo, anche se ha ammazzato due bambini - come il mostro di Foligno. Non è certo la riduzione da 30 a 27 anni lo scandalo.

Dopodiché, resto comunque contrarissimo all'indulto, legge che - non mi stancherò mai di dirlo - nasce con l'unico scopo di salvare il culo a certi indagati o condannati eccellenti. E che è lontanissimo dall'essere un vero atto di clemenza: molti di coloro che sono usciti, si sono ritrovati da un giorno all'altro in mezzo alla strada, senza lavoro, senza speranza, spesso senza nemmeno una casa a cui fare ritorno. In prigione si vive da schifo, ma comunque si mangia tre volte al giorno.
Senza un programma serio di reinserimento in società, provvedimenti come l'indulto sono pura demagogia.

 

At 14:57, Anonymous Anonimo

molto d'accordo...infatti mi faceva ridere(?) il guardatevi-le-spalle-fra-poco-torna-a-colpire!

 

At 22:01, Anonymous Anonimo

Ciao Cugino! eccomi tornata in italia dopo aver passato una settimana a londra quasi a gratis...(la bazza di avere un'amica a cui hanno regalato un viaggio x 2 persone, ma soprattutto la bazza ke il suo moroso "sfortunatamente" nn poteva prendere le ferie!) cm al solito è una città magica...e stranamente nn volevo + tornare a casa! cmq eccomi qui, x dirti ke cm al solito leggo il tuo blog ogni giorno...fosse per me partirei domani per raggiungerti!cmq a proposito di partenze...domenica parto per la spagna, dove mi aspetta un meeting erasmus..quindi feste feste...=)a presto!baci baci luci

 

At 08:54, Blogger bito

ma vuoi stare un po' ferma?
scherzo vai in giro, crea contatti che poi potranno essere sfruttati da tuo cugino quando sara' il momento! e' vero che vuoi andare a studiare a londra o comunque in UK? figata, cosi' avro' modo di venire un po' in inghilterra. ma per la fine dell'anno sei ancora in motion o ci vedremo? un bacio. teo.

 

At 14:10, Anonymous Anonimo

Queste riflessioni sulla società sudafricana sono sempre toccanti. Forse la tua ultima chiave di lettura sui ragazzi bianchi è corretta, forse non del tutto. Io torno da una settimana a Parigi dove ho notato i francesi. Al di là delle pessime uscite di Calderoli che definisce i francesi di origine nordafricana non europei, facendo cazzate che non esattamente dovrebbero appartenere ai politici, la loro società mi è sembrata equilibrata. Ragazzi bianchi e neri che escono assieme, coppie "miste" felici... non so, forse è solo un'impressione, non conosco bene la storia francese. Però penso che tutto dipenda anche dal fatto che in Francia essere nero non è legato ad una condizione di lavoro fittizio, "povertà". I neri francesi fanno gli stessi lavori dei bianchi, ricoprono stesse posizioni sociali(quanti ne ho visti in giacca e cravatta e 24 ore), non sono identificati nei disagiati della società, nella malavita. Che sia anche questo che fa la differenza quando si parla di razzismo, integrazione?