07 novembre 2006
Due parole sulla vigilia.
Lunedì sera, il giorno prima della partenza, Brodwin ha cucinato per me, Jaak ed Elsa. Pollo e pasta, verdure e vino rosso. Brodwin è fidanzata con un ragazzo indiano che sposerà il 16 dicembre, poi si convertirà è diventerà musulmana. Ciò significa che non potrà più bere, e questa sembrava a tutti una ragione più che ottima per farla rovesciare. Missione: completata. Punteggio: tanterrimi bicchieri di vino “rosè”. Ho scoperto un sacco di cose nuove su Brodwin, rivalutandola un poco dopo la discussione surreale avuta la sera prima al ristorante (Brodwin sosteneva che bere più di due litri di acqua al giorno fosse pericoloso, ed io ero diventato intrattabile). Suo babbo ha abbandonato la famiglia qualche anno fa, mollando moglie e 6 figli. Brodwin, pur essendo chiaramente bianca, durante il periodo dell’apartheid era considerata coloured, “meticcia”: nel suo sangue componenti malasiane, tedesche ed indiane. Occhi strani e testa pure. Il primo fidanzato di Brodwin era italiano, e l’ha mollata quando se ne è tornato in italia, spezzandole il cuore. Brodwin ce l’ha un po’ con gli italiani, ma dopo il vino era molto più simpatica. In casa abbiamo festeggiato il nostro Halloween personale con un giorno di anticipo. Jaak ha scattato “migliaglia” di foto di Elsa con candele e dolcetti, alcune sono molto belle. Forse ne metterò una sul blog, tra un po’ perché non vedrò Jaak fino al 10-11 novembre. Morale di tutta la storia: siamo andati a letto alle 3 ed alle 6.30 mi sono svegliato per prendere la corriera che mi avrebbe portato nella gloriosa provincia del Gauteng.

Nessuno dice Johannesburg, tutti dicono Joburg.
Il Gauteng comprende le celeberrime Joburg, Pretoria, Soweto e anche la piccola Benoni famosa nel mondo per aver dato i natali a Charlize Theron. E’ la provincia più ricca ed industriale del Sud Africa. Il viaggio in corriera è stato abbastanza confortevole, a bordo c’erano pure “hostess” che fornivano caffè in continuazione distribuendo sorrisi bianchissimi. Vicino a me c’era un ragazzo devastato che veniva da Cape Town (13 ore di viaggio), ha dormito quasi sempre. La colonna sonora era costituita da canzoni e risate di grasse “mame”. Lungo la strada, mentre attraversavamo il niente, l’acqua ha iniziato a scrosciare diverse volte, per pochi minuti. Vicino a Soweto, mentre il cielo si squarciava subito dopo un acquazzone, ho visto persone uscire di nuovo dalle baracche, quasi all’unisono. Tutto si interrompe, con l’acqua, per poi riprendere il suo corso naturale quando la pioggia concede una tregua. Come un respiro stanco che va e viene. Come il mio respiro a Joburg, 2000 metri sopra il livello del mare, aria sottile e fresca. A Joburg per l’altitudine un uovo ci mette un minuto di più a cuocere (cit.). Joburg è piena di cose diverse, palazzoni rovinati, macchine, salite e discese, sporcizia, insegne coloratissime, gente per la strada, gente addormentata sui marciapiedi, facce brutte, cocci e vetri rotti, indiani. Queste sono le prime cose che ho annotato. Martedì e mercoledì sera ho dormito in un bed and breakfast di Melville, quartiere abbastanza tranquillo. Nell’ostello l’atmosfera era molto piacevole, piccole stanze affittate a gente di passaggio, quel tipo di gente che porta con sé solo una piccola valigia e sbadiglia la sera perché è stanca morta. Ho conosciuto americane e irlandesi. In Joburg ero completamente solo ma professori o segretarie mi sono venuti a prendere e mi hanno scarrozzato in giro. Ho intervistato figure illuminanti ed ho raccolto materiale. Ho stretto mani, discusso idee, progettato. La gente mi piace, questa è una grande fortuna. Joburg è altro rispetto a Bloem. Di Bloem vedi la fine immediatamente, è una città abitata principalmente da Afrikaaner come Pretoria, è tranquilla e noiosetta. Joburg è “inglese”, perlomeno come idioma, e le persone di quaggiù dicono che sia un incrocio bastardo tra una città americana ed una asiatica. A me sembra semplicemente Africa. Nel pomeriggio di giovedì Ega, la figlia del Van, mi è venuta a prendere nell’ufficio in cui mi trovavo dalla mattina presto. Con lei c’erano suo marito Nico e Joris. Dopo aver scambiato sorrisi infiniti e “grazie di tutto” con i ricercatori di un centro siamo saliti in macchina. Direzione Pretoria.

Pretoria.
E’ estremamente diversa da Joburg anche se dista solo 50 km. Le mille culture sudafricane si riflettono nelle case, nelle strade, nelle facce, nelle idee sempre diverse su qualsiasi argomento. Pretoria è afrikaaner e la città è ordinata e dipinta. Pretoria si stende per chilometri, regolari e senza sbalzi: solo altre salite e discese conferiscono “ritmo” al paesaggio. Non ci sono palazzi alti, non c’è disordine. I bianchi vivono in buona parte rinchiusi in case completamente identiche all’interno di villaggi protetti da muri alti 3 metri e guardie all’ingresso. Ega e Nico vivono in una villetta in un quartiere residenziale, ed hanno un sacco di spazio. L’ospitalità è pazzesca e penso inquieto a come potrò mai sdebitarmi. Ega aveva preparato un programma fittissimo di cose da fare a Pretoria e Joburg, comprendente musei, mercati, strade e quartieri, ristoranti, grotte in aree naturali, stazioni abbandonate del bus e piazze di cui non ricordo il nome. Abbiamo affrontato tutto con grande impegno. Queste “esperienze” mi hanno dato ulteriori elementi per provare a comprendere la gente di quaggiù. Non è semplice: l’impressione è quella di una società che cambia, ma con ferite aperte e visibili. Ogni tanto ciò procura un po’ di disagio, ma il più delle volte è parecchio emozionante, in senso positivo.
Gli afrikaaner amano bere e mangiare, in egual misura. Per questo motivo abbiamo speso il pomeriggio di giovedì in una fiera del “good wine and food”, un’orgia di stand ad uso e consumo di visitatori finto-interessati ma vero-affamati e vero-assetati. Ega e Nico hanno comprato 9 bottiglie di vino (!!!) ed io ho ingoiato assaggini al pesto, sushi vomitatevole ed olive. Ho pure suggerito a Ega di assaggiare il fragolino, vino usato in Italia per “far sbronzare le ragazze” (autocit.). Le ha fatto schifo, ed anche a me. Cosa non si faceva, a Lido di Classe, per dare due bacetti ad una tipa. Nel seguito del weekend ho cercato un po’ di roba ed intervistato professori nell’Università di Pretoria, in un campus completamente avvolto di alberi violacei stupendi, chiamati Jacaranda, e da segretarie dai capelli cotonati come neanche Rettore nel video di splendido splendente. Abbiamo visitato l’Apartheid Museum (ottimo) ed il MuseumAfrica (‘nzomma), girato per strade del centro, mangiato una pizza neanche troppo schifosa, presenziato nella piazza più esclusiva di Joburg (non troppissimo pacchiana, ma ultra moderna ed ultra scimmiottante le piazze europee, con una statua dorata di Mandela, alta 8 metri, sistemata vicino ad una fontana). Abbiamo rischiato qualcosa nel mercato delle medicine tradizionali e dei guaritori, situato in un quartiere degradato, in cui costituivamo un’attrazione niente male per i tanti bambini che giocavano nei vicoli, non avvezzi a vedere uomini bianchi in quella zona. Siamo stati in altri mercati, tra i quali uno decisamente sconvolgente, nel quartiere Newtown, pieno di odori di spezie, gente per terra, stoffe impolverate, libri vecchi e statue lignee. Ci siamo spinti a nord di Pretoria, lassù in alto, per vedere grotte claustrofobiche in cui anni fa hanno rinvenuto i resti di quello che forse è il più vecchio scheletro umano attualmente esistente. Durante la visita guidata una vecchia che avrà avuto parecchianta anni si è infilata in cunicoli con un’energia che poteva derivare solo dall’uso combinato red bull – romany creams.

Parliamo di persone.
Tante, molte quelle interessanti, diverse quelle che mi sarebbe piaciuto conoscere un po’ di più. In uno dei centri che ho visitato a Joburg ho conosciuto persone squisite, con una naturalezza nell’accogliermi che mi ha davvero colpito. A parte la figura illuminante della Prof.ssa S. ed altre facce che nella mia testa rimarranno senza nome, ho conosciuto George, dottorando proveniente da Harare in Zimbabwe, Legoto che invece è nata a Joburg, Kelly di New York City ed Emy da Chicago. Mi sono imbattuto -o ho solamente incrociato- talmente tante persone che come uno sballato nella San Francisco dell’estate del 1966 mi sembra di... com'era il discorso? Avere fatto e non ricordare, non avere fatto e ricordare... Non ricordo.
Nell’Università del Wits ho parlato alcune ore con la Prof.ssa G., di origine israeliana, che alfine si è rivelata amante dell’italianità, convinta sostenitrice del fatto che israeliani e italiani abbiano in comune il gesticolare evidente ed il tono di voce roboante. Mah. Una figura divenuta protagonista di un culto acerbo ma appassionato è Ian, poliziotto quarantenne conosciuto durante il barbecue del sabato sera, che mi ha regalato perle come “tranquillo, in Sud Africa c'è ancora qualche poliziotto non-corrotto” e “Charles De Gaulle e Musolini (cit.) sono in relazione con la Fiat Uno”. O forse non ho capito bene io. Comunque Ian era simpaticissimo, ma sbronzo. Un altro, parecchio notabile ma di cui non ricordo il nome, mi ha detto che conosceva due italiani, tali gemelli Catrello, che a metà anni 80 diffondevano il panico a Bloemfontein con atteggiamenti mafiosi. Ma parliamone, chi erano ‘sti due sfigati? Nico, poeta vate leggendario ed uomo di scienza, a metà barbecue ha risposto alla mia domanda “ma è vero che ogni sbronza uccide alcune cellule cerebrali?” così: “Si, è vero. Ma una sbronza uccide solo le cellule più deboli, non compromettendo quelle attive. Quindi si potrebbe ipotizzare che, aumentando l’efficienza del cervello, uno diventi più intelligente dopo ogni sbronza che prende” (cit.).


Ho fatto un sacco di foto, preso indirizzi, promesso “tornerò”. Chissà. Nel viaggio di ritorno, accompagnato da un sole che a fine giornata ha illuminato il cielo sopra la disertitudine di rosa, ho cercato di raccogliere tutte le cose utili che potessero fornire un po’ di cibo cerebrale alla mia testa stordita dal bus. Si potessero mettere insieme tutte le facce che ho intravisto in questi giorni ne verrebbe fuori un bel ritratto del Sud Africa, forse del mondo. Appena tornato a casa, ieri sera, ho trovato una cartolina nella buchetta: un mese dopo, 9000 chilometri dopo, mezza ammaccata ma leggibile, con la torre eiffel. Grazie Gio.
A presto, presto.
 
posted by bito at 08:00 |


8 Comments:


At 21:31, Anonymous Anonimo

Beh...ma come? Brodwin ha ragione...lo sai, non ti devi arrabbiare: per anni le multinazionali ci hanno convinto che l'ACQUA fosse l'unico prodotto per dissetarci...invece no...l'acqua basta assaggiarla, non sa di niente...ha il sapore del male...non credi? E vvoi credete che il vuostro stuomaco sia piufforte del ferrooo?? (cit.)
E allora sotto con le sbronze..!
E allora viva Brodwin e viva gli addii all'alcool, perche' li' si beve di piu'. E pazienza se 'sta ragazza presto la.."perderemo", in questo senso, perche' diventera' musulmana. Ne avevi gia' parlato sul blog (ne "l'inquietanza")ed e'un po' come se la conoscessi, e ho deciso che mi sta simpatica,
Hanno ammazzato Brodwin.
Brodwin e' viva.

 

At 16:57, Blogger Andrej

la ricerca di sostanze aternative all'acqua.
pere sempio... meglio l'acquaragia, l'acquaragia è un toccasana.

 

At 10:55, Blogger bito

andri, franci... ci sono nuove produzioni della shortcut? nuovi "speciale cinema", tipo la tanta attesa "febbra 3"?

 

At 17:43, Anonymous Anonimo

Eh...magari...!
Quando ritorno in Italia mi piacerebbe trovare come regalo di benvenuto una bella serie di vaccate made in Maccio, Rupert & co.
Da Buenos Angeles e' difficile x me sapere se su Allmusic continuano a fare Unreal Tv etc.. In ogni caso credo che quando tornera' Mai Dire avremo le nostre risposte...e teniamoci in contatto per l'Operazione CAPE 2 CAPE.
Tu sai di che parlo.
Momenevado. Un abbraccio.
F.

 

At 19:27, Blogger Andrej

niente febbra 3... però a mai dire reality jeanclaude, madre, la soldatessa figus, madrina e renato fanno uno schetchkchchk spassoso dal nome "il pianeta dei famosi"... divertente.
poi è tornato l'intelligente... per quanto riguarda maccio non sono al corrente di nuovi episodi su allmusic, in informerò.

ora vado, e mi raccomando bitazza e soci... in alto i cuori e fuori la voce: stasera c'è il derby! forza siga