30 ottobre 2006
Molti mi hanno scritto chiedendomi di descrivere di più le emozioni che vivo. Mi rendo conto che nel blog sia sovrarappresentata la parte “più leggera” del mio soggiorno, semplicemente perché ho scelto di parlare soprattutto di quella. Il resto lo tengo in buona parte per coloro che me lo chiederanno di persona. Le cose scritte fanno un altro effetto, e possono facilmente essere fraintese. Ho provato a non banalizzare realtà che sono complesse e necessitano di cautela. Ho considerato il blog come fosse una conversazione in un pub, tante chiacchierate che possono andare in profondità ma senza voler per forza colpire. Quando tornerò vi racconterò anche altre cose, come dicevo in uno dei primi post la mia esperienza quaggiù non si può mettere tutta in fila con una tastiera.
Quando sono partito non sapevo cosa pensare. Tutto era confuso ed impreciso. Come spesso mi capita prima di affrontare qualcosa di nuovo, avevo provato a costruire un sud africa personale nella mia testa, a “prevederlo”: questo slancio di fantasia mi serviva per avere un’immagine delle persone che avrei incontrato e che ancora conoscevo solo via e-mail, ed un’immagine di me stesso immerso in qualcosa di “altro”. Ovviamente niente corrispondeva alle mie supposizioni, ed ora neanche ricordo com’erano, queste fotografie mentali: tutto è stato superato dalla realtà, ed il mio sud africa vissuto si è sovrapposto a quello immaginato. Domani vado a Johannesburg, poi a Pretoria. E’ un’altra piccola prova da superare, ma ormai non penso più a ciò che potrebbe andare storto: semplicemente non mi fa più paura l’imprevisto. Sono convinto che me la caverò. Il vivere completamente solo e senza figure di riferimento a cui appigliarsi mi ha fatto capire che posso FARE contando su capacità e quel po’ di esperienza che ho accumulato. Anche qua in Sud Africa ci sono stati e ci sono ancora qualche pomeriggio o notte inquieta, motivata da semplici discussioni, scazzi, stanchezze o momenti di solitudine che a cadenza regolare colpiscono tutti. So di non avere nessun salvagente, ed ho cominciato a farmi forza senza aspettare qualcuno che mi tiri su. All’inizio non conoscevo nulla, e non avevo legami. E’ stato difficile. Appena arrivato ho scoperto che scrivere mi aiutava parecchio. Se vedevo qualcosa di divertente o particolare lo annotavo dove capitava, contento di poterlo condividere con qualcuno che avrebbe letto ed immaginato il suo sud africa attraverso le mie parole. Scrivere il blog era come parlare con un amico bevendo una birra. Anche se la giornata era stata merdosa iniziavo a scrivere e ridevo, perchè ripensavo alle cose buffe o particolari di sto posto. Scrivere sublimava quel contatto umano che quando sei uno straniero appena arrivato non può non mancarti. Quindi grazie a tutti coloro che si sono fatti sentire, con i commenti o con e-mail lungherrime. Molti di voi hanno capito davvero tanto. Dopo che avevo letto le vostre parole iniziavo la giornata felice.
Piano piano le cose cambiano quando capisci che non puoi vivere un’esperienza di quasi quattro mesi come fosse una vacanza. Semplicemente, non ti è permesso. Ti devi costruire un equilibrio ed una vita, che anche se è momentanea ed ha la data di scadenza necessita di punti fermi. In mezzo al fiume di gente in cui navigavo attraversando il campus ho incominciato a riconoscere facce note. Poi ho iniziato a ricordare le posizioni dei luoghi, a salutare chi incontravo tutte le mattine, a gustare piccoli riti condivisi, fosse anche solo guardare un telefilm con uno e prendere un caffè acquoso con qualcun’altro. Tutti i giorni. Ho incominciato a scandire i momenti della giornata, a gustarmi gli attimi, ed al momento giusto è arrivata l’opportunità di conoscere un botto di gente. Le relazioni sociali seguono una linea esponenziale. Il ritmo di persone a cui stringo la mano dicendo “nice to meet you” continua ad accelerare, e lo devo anche all’idea diffusa nel mondo che gli italiani sono gente “umana”. Ho incontrato anche diversi stronzi. Quella categoria di persone che pensano tu ti debba giustificare perché italiano vuol dire “mafioso”, e quindi chiedimi scusa. Su questo ho scherzato ma fino ad un certo punto. Sono nel tuo paese ma se le tue parole sono chiaramente motivate dall’ignoranza o dalla tua mente limitata te lo faccio notare. Dopo un po’ ho preso a scherzare in inglese, anche se è difficile farlo come lo faccio io di solito. Ho smesso di avere paura del “fraintendimento” e mi sono rilassato. Poi come un fulmine all’improvviso, quando pensavo di essere un ometto indipendente, ha bussato alla mia porta l’istinto materno delle donne sudafricane. E’ una cosa incredibile. Non credo di avere la faccia da ragazzo bisognoso di cure, ma c’è chi mi ha messo in ordine la stanza per farmi un piacere, chi mi ha sorpreso cucinando, chi mi ha voluto aiutare col bucato. In ufficio c’è una donnina bassa bassa che viene dalla namibia ma ha la pelle chiarissima. Non ricordo neanche il suo nome. Avrà 50 anni. Qualche giorno fa ha incominciato a dirmi: “voglio presentarti mio figlio ed i suoi amici. ti divertirai, sono come te. cosa bevi di solito? che carne ti piace?” Francamente, l’idea di uscire con persone completamente “mai viste” non mi esaltava. Era tipo un appuntamento al buio, ma ho accettato perchè ad una gentilezza così sfacciata non si può dire di no. Da situazioni un po’ storte può nascere qualcosa di buono ed infatti mi sono divertito un sacco, una serata da ricordare. Martedì è Halloween e sarò in un ostello a Johannesburg. Niente feste per me quest’anno, ma l’altro giorno ero al Mystic Boer e c’era un simil-party mascherato, anche se qua in realtà Halloween non se lo caga nessuno. Sono salito in macchina con Elsa ed i suoi amici metallari. Uno era alto 2 metri ed aveva una canottiera traforata, make-up stile marilyn manson ed un rossetto importante. Nella vita fa il paramedico. Nel locale ho conosciuto un sacco di europei, molti dei quali provenienti da est: cechi, bulgari, rumeni... ed anche una portoghese che sconfessava drammaticamente l’affermazione “le ragazze portoghesi sono dei cessi”. Aveva un vestito luccicoso e le ho detto “ehi ma abbiamo addosso lo stesso vestito! ah no scusa è il mio riflesso nel tuo” (semicit.). Ha riso dimostrando di essere pure simpatica. Stand up for the europeans.
Rileggendo quanto ho appena scritto mi è venuto in mente un momento significativo di quest’estate. Era il compleanno di Ciro ed eravamo da Pinè a mangiare (so che molti di voi adesso staranno pensando: “cazzo, Pinè. dobbiamo andare da Pinè. mò chiamo gli altri”). 18 luglio. Ero stanco morto perchè avevo dato l’ultimo esame nel pomeriggio ed avevo festeggiato coi miei compagni di corso nel solito bar bolognese. Un mal di testa incredibile. Quella sera Pinè era in botta ed oltre a cucinare carne in quantità aveva trovato un perfetto compagno di discussioni in Bede, che lo istigava a parlare chiedendogli “delle sue origini rurali”. Bede, serissimo e senza traccia di risate, gli buttava giù domande su com’era la vita quando era bambino e quando lì “era tutta campagna” (cit.): la cosa risultava parecchio divertente perchè dove abita Pinè, lassù in mezzo al nulla, è ANCORA tutta campagna. Pinè, ripensando al suo lavoro nei campi, ha detto “si lavorava coi buoi. potevi fare un sacco di lavoro. i buoi sono come gli uomini, la loro forza non la puoi misurare. puoi misurare la forza di un cavallo, ma non puoi misurare la forza di un uomo”. E’ seguito un brindisi per Pinè, con vino sangiovese. Quando torno mi ci portate? Grazie.
A presto, presto.
 
posted by bito at 07:32 |


6 Comments:


At 18:04, Anonymous Anonimo

Dai Bito tieni duro ancora un mesetto :D
Ricordo quella sera da pinè eravam tutti così lucidi che dopo quella frase di pinè (ripetuta credo 10 volte, e per 10 volte Bede ripetè "eh!") ci fu un buon minuto di silenzio :)

PS: Smetti di molestare Brando!

 

At 00:16, Blogger YourGlassMousE

Aperto.
Letto.
Emozionato.
Scritto.
Emozionato.
Notte.

 

At 17:33, Anonymous Anonimo

Che figo...
Pare che possiamo "incontrarci" da un capo all'altro dell'oceano...
Ti diro' quando mi trovero' a Capo Horn, e SE ce la faccio...ma lo voglio fortissimamente, cosi' possiamo fare quella storia che ti ho detto.
E vecchio...ricorda: riguardo ai particolari sulle ragazze.."MEGLIO ABBONDARE..." Voglio dettagliiiiiiiiiiiiiiiii!!!!!
Un abbraccio. Franci

 

At 11:45, Anonymous Anonimo

Ciao Bito!! Ho letto, ho pensato e ho deciso di scriverti..Hai ragione, arriva per tutti prima o poi un momento in cui "ti devi arrangiare" e puoi e devi contare solo tu te stesso..L'ho vissuto anche io..è triste all'inizio ma poi ti rafforza.. Scrivere aiuta sempre in ogni situazione..io lo faccio per sentirmi + me stessa!
Un forte abbraccio..