29 novembre 2006
Sono a Cape Town da due giorni. Mi trovo in una cucina di una casa in tipico stile capetoniano, semivuota, multietnica (zambia, olanda/botswana, zimbabwe, sud africa) e gentilmente offerta da un amico surfista di Joris. Joris attualmente dorme nella nostra camera-sfacelo dopo una tranquilla serata caratterizzata da pasta, vino bianco e succo di mango. Fuori tira un vento incredibile, e sono appena tornato da una camminata che mi sono concesso tra queste stradine che sono un continuo sali-scendi, piene di case dai cancelli bassi e da bancarelle che vendono vegetali. Il caffè espresso me l'ha garantito un bar totalmente africano (cioè non appartenente ad una delle mille catene di fast food che costellano il sud africa) con il ritratto di nelson mandela sopra il bancone, musica tipo-salsa ed una cameriera dal culo enorme. Mi sono perso a vagare in infradito ormai dolorose in questo che sembra essere un altro paese rispetto a ciò che ho potuto vedere del resto. Ritmi rilassati ma in modo diverso, gente tranquilla, strade pulite, un'aria che asciuga e accarezza, interrazzialità contenta a significare che la gente la vedi passeggiare insieme, guidare insieme, e filare via veloce -sempre insieme- nei minibus che non sono esclusiva dei neri. Ma come sono arrivato fin qui? Cosa è successo in quegli ultimi giorni nel Free State, e come è stato il viaggio? Lungo, il viaggio è stato lungo, e caratterizzato da una profezia mala che poteva significare sventura. Ma dicci di più, Bitazza. Non so, vorrei farvi penare un po'. Ecco perchè scrivo una frase come questa, che serve unicamente a fare volume ed incrementare la tensione. O come quest'altra, anch'essa totalmente inutile (cit.). Nei giorni precedenti alla nostra partenza, avvenuta ad un orario insopportabilmente prematuro di domenica mattina, io e big pansy siamo andati con Joy a casa di due traditional healers, guaritori tradizionali che in sud africa coprono un ruolo fondamentale e che sono oggetto della ricerca di Joris, interessato agli aspetti economici del loro lavoro. I traditional healers sono consultati da una percentuale enorme della popolazione sudafricana e le regolamentazioni sono piuttosto labili: le conversazioni hanno toccato quindi gli aspetti monetari delle loro attività ma anche le modalità di diagnosi e cura. La prima guaritrice si chiamava Diketzo, una donna sempre attaccata al cellulare, piuttosto fredda ma comunque disponibile. La seconda non si chiamava Stiketzo ed era di una simpatia contagiosa, che infatti ci ha contagiato. Ci ha mostrato anche lei i suoi "strumenti", i suoi rituali, spiegandoci come poteva combinare il potere delle erbe e quello degli spiriti per avviare il processo di guarigione di un malato. I suoi contatti con gli antenati hanno occupato una parte consistente della discussione, e ad un certo punto siamo entrati nel suo "tempio". La sua casa si trovava nella township più township di Bloem ed il tempio era costituito da una baracca di mattoni con un bel tappeto rosso sgargiante per terra. Ci siamo levati le nostre scarpe luride e ci siamo seduti con la schiena appoggiata ad un muro. Ad un certo punto mi ha detto "ripeti il tuo nome, scusa" ed io ho tuonato un fragoroso "Matteo!". Alcuni attrezzi che stavano nell'angolo "magico" sono crollati. Ci siamo guardati sbigottiti e poi abbiamo riso, ah ah ah. Mah. Comunque questo presagio non ci ha sventurato. Il resto della settimana è stato costellato da strette di mano/sorrisi/baci, serate fuori a festeggiare, ultime scarpinate sotto un sole accecante, incontri con ricercatrici spagnole, bagagli da chiudere con la violenza e piccole riflessioni. Bloem era vuota e malinconica e come alla fine delle mie estati marittime, quando tutti se ne andavano e le giornate si accorciavano drammaticamente, sentivo che era ora di tornare a casa. Abbiamo riempito la macchina sfruttando ogni centimetro cubo della lattamobile, infilando le vele da windsurf di Joris tra i sedili, ed abbiamo incominciato la nostra traversata del Karoo. La strada che collega Bloem a Cape Town ha una corsia ed è senza guardrail/spartitraffico/stazioni di servizio, della serie che se la macchina ti si rompe puoi abbandonare il volante ed abbracciare la preghiera (semicit.). I paesotti che si incontrano sono generalmente minuscoli e ce n'è uno ogni cento chilometri circa. In un paesotto nel Northern Cape sono entrato in un bar loschissimo in cui la cameriera vestiva un reggiseno verde ed una canottiera nera traforata mentre il gestore se ne stava belbello a petto nudo. A parte queste offese al comune senso della decenza, la cornice che il Karoo ci ha offerto attorno alla lattamobile è stata costituita dalla savana del Free State, dal deserto arizonesco del Northern Cape, dalle colline timide della parte orientale del Western Cape ed infine dalle vallate svizzeresche che ci hanno dato il benvenuto nella regione del capo. In mille chilometri ho visto cambiare cornice mille(mila) volte, ed alcune volte ci siamo fermati anche solo per scattare una foto (anche se ci è sfuggita l'immane tartaruga che attraversava la strada in tutta calma da qualche parte vicino a Beafourt West). Come meta intermedia abbiamo scelto Laingsburg, paese caruccio a 750km da Bloem, caratterizzato da una scelta notevole di Bed & Breakfast e da una triste storia recente di inondazioni, l'ultima delle quali si è portata via 104 persone, nel 1981. Con la testa cotta dal sole ed i pensieri obnubilati dall'aria bollente abbiamo accolto la pausa come una benedizione, e un po' come l'anno scorso, quando ci siamo fermati sul Monte do Gozo il giorno prima di giungere a Santiago, è stata una scelta giusta per godersi le aspettative ancora qualche ora ed arrivare a destinazione in mattinata, freschi e non-troppo-sfiniti.
Cape Town è bellissima, non troppo mitteleuropea (così.anche.sexy.chiara.si.sente.protagonista-cit.) ed in questi giorni che restano me la godrò bighellonandomela con pigrizia e spiaggiandomi vicino al mare. Mentre Joris farà il beach boy tra le onde io lucertolerò con stile. Lunedì e ieri abbiamo incontrato Michela, mia compagna di corso bolognese che sta facendo ricerca a Grahamstown, ed abbiamo visitato i pazzeschi giardini botanici di Kirstenbosch, oltre alle strade dei mercati ed al porto. Abbiamo mangiato burrito in emo-bar di Long Road ed abbiamo discusso perchè Cape Town pare funzionare mentre le altre città sudafricane sembrano avere il fiatone, anche se molti sostengono che a Cape Town la povertà viene nascosta dietro la montagna. Ho tante idee ma non ve le rovescerò qui. Per adesso voglio credere che qui a Cape Town ci sia più fiducia e più impegno, e ciò permette -per esempio- di far diventare realtà case con studenti di tutti i colori, che a Bloemfontein non esistono "per ragioni di ordine". Me ne sto in mezzo a questi colli che un po' ricordano Bologna, fino a che in mezzo agli alberi non si vede quella montagna piatta della foto e la coperta sterminata di luci, e penso che sia parecchio salutare, invece, cucinare insieme ad un ragazzo che mi racconta come suo padre finì da Amsterdam a Gaborone, e come laggiù abbia conosciuto sua madre.
A presto, presto.
 
posted by bito at 18:20 |


12 Comments:


At 19:53, Anonymous Anonimo

Fresh, fresh, laonde!

 

At 09:57, Blogger bito

caro Vediamo Se Ti Ricordi, sarai mica Come Il Rospo Orgoglioso (acronimo)? Se la risposta e' si, anche la risposta alla tua domanda e' si.

 

At 16:20, Anonymous Anonimo

Ciao Teo!
Che dire... La tua firma si fa desiderare, ma quando arriva lascia il segno come un tatuaggio.
Ormai manca davvero poco al "nostro" nuovo incontro (parlo anche di Franz).
Se ti va di fare un salto sul mio blog di nuovo, troverai qualcosa che ti appartiente!!
Se puoi non querelarmi per "appropriazione illecita".
Un abbraccio.
Io domani me ne vado a Lisboa!!!
Aspetto tue notizie.
Ps: x la cena.. Bananino a motore!!!

 

At 14:39, Anonymous Anonimo

Bito, mi sono sempre chiesto come funziona il Natale estivo: tutti in costume da bagno e magari Babbo Natale idolo del beach volley? Renne geneticamente modificate? Ma forse è troppo presto, accendere luci colorate mesi prima per stimolare le folli spese credo sia una mania tutta nostra!

 

At 14:40, Anonymous Anonimo

Bito, mi sono sempre chiesto come funziona il Natale estivo: tutti in costume da bagno e magari Babbo Natale idolo del beach volley? Renne geneticamente modificate? Ma forse è troppo presto, accendere luci colorate mesi prima per stimolare le folli spese credo sia una mania tutta nostra!

 

At 10:30, Anonymous Anonimo

L'interrogativo su Matteo che scrive la letterina a un Babbo Natale in boxer rossi bordati di pelliccia bianca che surfa sulla spiaggia ci ha attanagliato sabato sera scorso, durante il tragitto Faenza-Predappio.
Eravamo in pellegrinaggio verso la cosa che la Romagna produce meglio...il fascism...ah no! le bruschette.
Béo, se vedi Babbo Natale, puoi chiedergli non un governo duro, ma un governo che duri?
In Sudafrica c'è stato il primo intervento di trapianto d'organo, a Cape Town dovrebbe esserci un museo dedicato all'avvenimento. Vai a visitarlo!

 

At 11:36, Blogger bito

caro Giovane Rampante Impegnato Nel Cinema Hard (nome definitivo, mi sono sganasciato qua nell'internet cafè e un indiano mi ha guardato male) e caro Compagno Ormai Colpevole Con Onore... si, tutti in costume da bagno. Se c'hai la spiaggia, tipo a Cape Town, a Natale vai sulla spiaggia. A Bloemfontein mangiano carne nei giardini. Comunque, riguardo alle luci e alla nostra presunta "mania", qui sono peggio: vi dico solo che a Johannesburg il 1° di novembre erano già state installate le luminarie natalizie. Non scherzo, c'ho le foto.

 

At 14:19, Anonymous Anonimo

Che niubbi! Qua a faenza abbiamo le luminarie appese dal giorno dopo che tu sei partito !!
La cosa bella è che brilleranno in tutto il loro splendore il giorno in cui tu ti ricongingerai a loro (e noi) in una classica fredda nebbiosa giornata invernale :D
Goditi gli ultimi momenti di caldo e di evasione ^ ^ a presto

 

At 14:19, Anonymous Anonimo

Qua a Faenza le hanno messe il giorno dopo che sei partito!!!