17 agosto 2006
Ancora non ho capito se mi piacciono. Non ho mai imparato a gestirle, e credo di non saper gestire bene neanche il tempo, avvolto come sono da infide curve spazio-temporali che rendono alcuni momenti eterni ed altri insopportabilmente brevi. Questi giorni di attese sono stati ricchi di un sacco di cose, vissuti intensamente e di petto. Come sempre arrivo alla fine col fiatone, troppi caffè ingurgitati e avendo fatto la metà o anche meno di ciò che avevo pensato di fare. Va bene così, ognuno vive le attese a modo suo e questo credo sia il mio, con l'usuALE scatto finALE sulle scALE per non perdere il treno (avvenimento per me frequente, anche se vivo a 200 metri dalla stazione). L'attesa di partire è stata silenziosa, ma questo silenzio a volte ha fatto un gran casino: quel rumore che ti fa svegliare e tenere gli occhi aperti quando sei a letto e il sole non è ancora spuntato, e tu ti incazzi perchè sai che dovresti dormire e invece no. In fondo non si è mai pronti davvero, e io in questa piccola lezione zen ci credo perchè nella vita poche volte mi sono sentito pronto sul serio. Ho anche visto però che le cose si possono fare lo stesso, anche se fanno paura o se non le conosci, talvolta azzardando, provandoci comunque. E poi ho sempre creduto nella bontà degli sconosciuti (cit.). C'entra un cazzo, scusate, però è vero. Sono contento di partire, un po' perchè anni fa un vecchio amico mi diceva una roba tipo "ogni volta che si inizia a realizzare qualcosa bisogna farsi un po' di violenza, se no non si inizia mai nulla", grazie Franco, un po' perchè è l'ora e le opportunità bisogna prenderle con sè, soprattutto se sono costate fatica. E io ce la metterò tutta, nel mio modo parzialmente sbalestrato, con molto cuore e occhi e orecchie wide open. Spero di sorprendermi più di una volta. Grazie per questi giorni di vacanza a chi ha passato tempo con me, sono stati preziosi e li porterò nella bisaccia da viandante straccione che amo trascinarmi dietro. Pensavo poco tempo fa a quanto è difficile essere limpidi e confessarsi per quello che si è, guardando me stesso, gli altri, ciò che costantemente viene richiesto. Bisogna essere forti, molto verissimo (cit.). E' bello però in alcuni momenti lasciarsi stare e confessare in maniera leale le proprie fragilità, che poi significa che siamo vivi, umani, con movimenti interiori (emozioni) che si muovono a ritmo di salsa. A presto, presto.
 
posted by bito at 11:25 |


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