La mia scelta di optare per l'umiltà prendendo il treno invece dell'aereo si è rivelata subito una stronzata. Arrivo alla stazione di bologna con un'ora di anticipo carico di valiggie, guardo il tabellone delle partenze ed oltre a non scorgere la scritta "bito io e noi tutti ti amiamo" non scorgo neppure la ben più importante scritta "wien 22.23". Penso ad un errore dell'ometto del tabellone, questo ometto che nella mia fantasia sposta manualmente le tesserine con perizia ed efficacia, mi siedo e penso. In realtà temo. Taglio il mio sovrappensierismo e mi dirigo tremebondo dall'amico bigliettaglio, sorrido e dico senti, vienna? Lui mi guarda e suda. Suda. Io lo guardo torvo attraverso il vetro sporco, ma il mio sguardo si incrina di fronte al suo sincero dispiacere. C'è uno sciopero, mi dice, e a momenti piange. Io sono lì lì che sto per incoraggiarlo, e daje vorrei dirgli, ti stringo amico bigliettaglio, ma poi perdo la bontà d'animo e mi incazzo. Ma non era annunciato! sbotto, mi indigno, reclamo. Poi penso che se gli scioperi fossero sempre annunciati, lo sciopero come forma di protesta pacifica non avrebbe zzenso, e dunque a che pro? Do ut des? Sine qua non! Insomma abbraccio la causa dei ferrovieri, non ne conosco i dettagli ma almeno abbraccio qualcosa in questo momento così instabile di partenze e ripartenze. Scelgo la quiete, mi chiudo in una non-comunicazione kierkegaardiana grazie all'ipod e aspetto. Scopro che ci daranno un bus sostitutivo fino al tarvisio, partenza un'ora dopo il previsto, poi arrivati al tarvisio si prende un treno. Il bus arriva con la flemma che ti aspetti, io salgo, dormo il sonno dei giusti, arrivo al tarvisio ma non c'è nessun treno ad aspettarci. La causa dei ferrovieri trova in me un sostenitore ormai tiepido. Conosco Veronika con la kappa, austriaca di Graatz, e dico grazie perchè almeno smetto di fare l'asociale anaffettivo e parlo con qualcuno. Dopo 2 ore arriva un altro bus, mandato dall'austria perchè "italianen tanto casino" (cit.) e per fortuna che ci salvano loro. Arriviamo a Villach quando sono le 8, ed i bar sono ancora chiusi. Finisco non so come in un pub, in attesa del treno per vienna. Veronika piglia una birra, io un caffè. Sono intimorito da una donna che beve birra, alla mattina. Aspettiamo il treno, i testicoli ormai hanno smesso di trottolare, ho esaurito l'energia cinetica. Saliamo in un ottimo convoglio, ma nel nostro scompartimento dopo poco arriva la tipica madre con i tipici figlioli che vogliono giocare ai videogames, ed io li odio, con quei videogames zapposi! Vi odio, videogames! Saluto Veronika, che se ne scende in un paesino da cui poi prenderà un altro treno. Saluto col pugno chiuso il capostazione, il mio essere -nonostante tutto- ancora solidale alla lotta dei lavoratori dei mezzi su rotaia viene premiato da un sorriso iperbaffuto. Vienna mi accoglie con un caldo maialo, da non crederci. Chiamo un taxi, si ferma un signore coetaneo di mike bongiorno, mi apre la portiera, e come uno schiaffo mi invadono le note di fotoromanza di gianna nannini (più o meno dalle parti di "il tuo amore è un gelato al veleno" (cit.)). L'immagine di questo gelato mi ha sempre turbato e continua a farlo. Arrivo all'ottimo ostello, saluto tutti, bello per da bono, faccio un giretto, scrivo due cose, guardo il letto e crollo. La mattina mi sveglio un po' agitato. Prendo la metro che già conosco a menadito per i miei ricordi di 17enne, e infatti mi perdo. Arrivo comunque con un anticipo esagerato, decido di esplorare i dintorni di rahlgasse e del palazzo dell'agenzia, finisco in un simil-ikea, ma io non c'ho una casa, penso, e dunque esco. Si fa una certa, entro nell'agenzia, passo il solito controllo di rito e mi accomodo in una stanza adibita alla nostra accoglienza. Qui mi aspettano già i miei colleghi tirocinanti, che con mia grande sorpresa si rivelano essere 2 tedesche, una rumena e una polacca. Basta così? Enola, la responsabile, mi informa che arriverà una sesta persona. Un maschietto spagnolo, portoghese, greco, inglese? No, una ragazza russa. Ah. Dopo la presentazione dell'attività della FRA, mille cartelline regalo, ottimi gadgets, domande e dubbi, il giro dell'agenzia, 3 piani a presentarsi ogni 10 secondi, bottigliette d'acqua e caffè lunghi arrivo all'unità di comunicazione e relazioni con l'esterno. Qui conoscerò il mio tutor, con cui condividerò l'ufficio. Mi aspetto, per una sorta di compensazione, un arcigno funzionario finlandese, un pragmatico professionista belga o un calvo crumiro danese. Ma ela c'avrà poco più di 30 anni ed è della repubblica ceca. Con lei parlo a lungo e mi spiega un po' di cose. Poi risponde al telefono, chiama, scrive, io mi sistemo, mi acquieto, guardo in giro. Si fa tardi, esco dall'ufficio, vienna si accende con luci limpide, scrivo a sandro per beccarlo e lo aspetto davanti alla stazione della metro di museumquartier. Qui mi accorgo, cercando sandro tra le facce della gente, che tutta la gente maschia è davvero uguale a sandro. Quando alfine arriva l'originale e inconfondibile, ci si abbraccia e si va a bere una birra dove presumibilmente l'avevamo bevuta anche 7 anni fa. Vienna inizia così, di fretta, o di prescia. Io le corro dietro, a polmoni aperti, con tante frasi corte per starci dietro col respiro. C'ho un ottimo numero austriaco, la compagnia non è più l'insuperabile SAFARIcom kenyota ma una positivissima YESSS (con tre S). Mah. Se volete il numero, scrivetemi un emilio. A presto... presto.